groviglio a china

cambio d'umore

la riunione è finita presto. sono da poco passate le 21 e 30. a turno si avvicinano e mi stringono la mano, mi fanno gli auguri, parlottano tra loro. lei rimane in disparte e attende. tiene le mani in tasca e ripete lentamente qualche minimo movimento con i piedi. aspetta che tutti escano. dopo qualche minuto chiudo la porta alle spalle dell'ultima persona che si avvia sul vano scala e rimango sola in ufficio con lei. mi sembra voglia questo, ma non dice. io non la conosco. ho la sensazione di averla vista lavorare in qualche negozio ma non sono in grado di ricordare con precisione. accenno a riordinare i documenti sul tavolo. ripercorro mentalmente la sua presenza. è arrivata un po' tardi, quando avevamo già iniziato la riunione, ed è rimasta sempre in silenzio a testa bassa, a consultare i bilanci. sono solo due anni che amministro il condominio dove lei ha un appartamento in proprietà e non ho ancora dimestichezza con i volti di tutti. le chiedo un generico 'come va' senza voltarmi e lei inizia a parlare, con poche parole. mi dice che è venuta alla riunione per sentire le lamentele. poi, di nuovo, tace. nella sala riunioni si sente solo il fruscio delle planimetrie e del libro verbali che sposto da un capo all'altro del tavolo. smetto di spostare i fogli, mi volto la guardo e la invito a sedersi. accetta. mi risiedo anch'io. è una donna sulla cinquantina, magra, molto pallida, occhi marroni senza trucco, capello corto tinto, di un biondo chiarissimo. compostezza, eleganza nei modi.
'quali lamentele?' chiedo. 'nessuno si è lamentato di nulla' dico.
inizia a parlarmi del figlio. di quel figlio che vive nell'appartamento da solo, dopo una convivenza conclusa con la fidanzata. un ragazzo di 32 anni con un viso d'angelo, così lo definisce.
'mio figlio ha procurato spesso disagio al condominio, per le persone che frequenta. credevo questa cosa le venisse riportata in riunione, per questo sono venuta qui, stasera'.
scuoto la testa per rassicurarla nuovamente del fatto che nessuno si è mai lamentato, nemmeno durante l'anno, e aggiungo che non so di cosa stia parlando. lei continua. mi ripete che il figlio frequenta persone sbagliate. che aveva un lavoro e si è licenziato. che fa uso di cocaina, beve e ha il vizio del gioco. 
'questa sera sono arrivata in ritardo perchè ero al colloquio con la psicologa del sert. ho provato di tutto. vorrei entrasse in comunità'. 
lentamente ma senza pause mi racconta la sua vita, quelli che presume siano i suoi fallimenti, le sue paure, le dipendenze del figlio. mi sento trascinare dentro. io non volevo. non so perchè sia successo. prima della riunione ero allegra. la figlia di miei amici mi ha comunicato che sarà mamma. l'ho abbracciata. mi sono commossa come non succedeva da tempo. sono rientrata a casa alle 23.00, angosciata.