a u t o l a v a g g i o

freccia a sinistra, mi metto in fila all’autolavaggio. è domenica mattina, vorrei fare altro ma la mia ford necessita di una ripulita. e poi lo ammetto: rimanere dentro all’abitacolo della mia auto che procede a motore spento, con le marce disinserite e le ruote sull’apposito binario, mentre la carrozzeria viene insaponata, spazzolata, risciacquata e asciugata, mi dà un sottile piacere. è un massaggio che se mi concentro un po’ percepisco anche nel corpo. passano pochi minuti e arriva il mio turno. la fase preparatoria da parte mia prevede una chiusura ermetica dei finestrini, sistemarmi sul sedile e seguire pedissequamente le indicazioni dell’omino lavante per ruotare il volante e dirigere in modo corretto le ruote dell’auto all’imbocco del binario. lo spruzzetto iniziale, leggero, fatto dall’omino lavante che gira attorno alla mia auto e la insapona un po’ dappertutto è come un buffetto, un piccolo saluto introduttivo che mi procura un primo, attesissimo, quasi impercettibile incresparsi della pelle all’estremità superiore della nuca. la macchina è ancora in moto. subito dopo l’omino lavante prende la lancia ad alta pressione e ripassa la carrozzeria. questo è il momento di accogliere il getto potente che elimina le impurità e addestra alla rinascita. terminata l’idro compressione, l’omino lavante mi si pone davanti e mi fa cenno con la mano di avanzare con l’auto verso di lui, mentre indietreggia sapientemente verso il binario alle sue spalle fino all’imbocco del tunnel con le spazzole. io obbedisco, ipnotizzata come un topo, immagato dal suo pifferaio magico. spengo il motore e mi rilasso. la ford entra nel tunnel dove mi attendono le prime due spazzole verticali poste a destra e a sinistra. si azionano i motori e parte la rotazione. massaggiano i fianchi con vigore, si stringono e si riallargano, mentre il rullo trasporta me e la mia auto in avanti. acqua che scroscia, sciabolate delle spazzole in alto, in basso, ai fianchi, acqua dappertutto. sento l’azione ma tutto si svolge al di fuori di me, niente mi raggiunge, mi lascio alle spalle lo sporco senza alcuna fatica. a quel punto chiudo gli occhi perchè è la volta dei rulli rotanti più morbidi, che passano dal cofano, al vetro davanti, al tetto, al vetro dietro e scendono alle mie spalle. una delizia per le orecchie, un suono ovattato che si amplifica, si espande, percorre la mia spina dorsale e mi dà una gradevole vertigine. la ford procede ancora e io riapro gli occhi. intravedo la fine del tunnel e l’omino asciugante che mi attende. partono i getti d’aria. soffiano via le bolle d’acqua rimaste sulla superficie della carrozzeria e dei vetri, bolle che salgono, si diramano in fretta e corrono via in tutte le direzioni. butto l’occhio sullo specchietto retrovisore e attendo ancora un istante prima di riavviare il motore. i rulli delle spazzole giganti ora sono tutti fermi, alle mie spalle. hanno svolto un ottimo lavoro e rimangono lì, con i fili delle spazzole all’ingiù, a gocciolare nel buio. avvio il motore e mi dirigo lentamente verso l’omino asciugante, che mi attende per le ultime carezze della mattina.