estate


nel farsi di luce
produce occhi di albume umettante
ne ho vista la scia dal ponte asciutto
ne ho vista la calma di salma
e un mio, granitico, dolore


col darsela a gambe

per ora, solo questo
che la lordura mi sfugge
e non mi riesce ancora, di abbracciarla

attesa

parola di pittura

abbracciarti da dietro e carezzarti lo sterno
manciate di pelle tesa
sotto la camicia scolorita

vieni a svegliarmi, dici
lo farò

le rughe blu attendono l'asciugatura
lui le faceva anche rosa
un rosa intenso, doloroso
violento

le articolazioni covano i vermi del tempo
nasce il pensiero
e subito muore

obbediente, disobbedisco
lode a te, o pittura

a (me) lia, a me

attenzione: allontanarsi dalla linea gialla!

non so nemmeno se i colori nella notte sono quelli che vedo, o sono quelli che so essere dei colori

la maniglia del frigorifero proietta la sua ombra verticale e diventa un occhio che mi guarda, come Golia

la camomilla che bevo è priva di personalità

e se io non potessi, alla fine, rispondere alla domanda?

chiama il giardiniere. digli che non serve più

la mia sedia a dondolo è una macchina del tempo. e rivivo quel corpo minimo, claudicante, ma niente di tutto questo raggiungerà mai la tua immaginazione petrolifera scritta al contrario, cara amelia

un prima e un dopo profilati di blu

ti attendevo da tempo, è sempre un piacere

nascondo il supporto cartaceo alla vista
vedrai, entrando, solo la copertina del libro che sto leggendo - sono due tu -
e sarò salva, dalle tue domande

sente che non ce la fa più
la figlia gli apre gli occhi e continua a ripetere: non avere paura, siamo tutti qui

i poeti parlano di universo, di firmamento, come fossero misurabili
e ne dicono il contrario
ma come fanno?

ho capito che in fondo
è tutto normale,
cosa per me inaccettabile

anche tu amelia trovi dei colori, un che di giardino

no, no. non farò presto

è quel girotondo che mi sorprende a sorriderti

sviluppo e variazione, dici
come ho fatto a non pensarci prima, dico io

chissà perchè poi, ottuso.

non è l'andata che mi preoccupa
ma il ritorno

felice però, di aver riaperto quel libro