Renata

luci basse e metallo
in un pomeriggio d’ottobre
colore giallo
piccole dosi di rispetto
dal sorriso paterno
pelle rugata
coperte e cuscini
occhi azzurri e cugini
offresi tragica conoscenza
lambita da tenue,
flebile speranza
e il rumore sta in attesa del silenzio
a dispetto del tuo nome

La corsa inutile

Serpeggia cauto
già grigio di morte
ogni nuovo lume sulla sfibrata bellezza del mondo
passi brevi su un perimetro al buio
slanci effimeri di ardore
boicottati da un pensiero domestico
seriale

Sottopelle

e sempre ti dona
sorridere poco

Pomeriggio d'autunno

bacio d’argilla
incustodito e perso
graffia il nulla eterno
aleggia nel buio
poi se ne va
e continuo a pensare ad un cielo pulito

traccia n°1 - mentre guido

chitarre come campane a lutto
aprono le porte alla verità obliata
battito cardiaco in sezione,
corteo di archi aggiunti
cinto da un cordone di inquieta attesa,
ripetuta

85

distributore chiuso
la domenica pomeriggio
lungo il viale che porta fuori
lontano dal ricovero sicuro
luce intermittente
tra gli alberi e i loro vuoti
e le mie mani assaggiano l’aria
nella corsa senza meta
la laguna salmastra
produce insetti sciagurati,
nelle mie narici
polvere di metallo
e odore denso di olio combustibile
camicia bianca e un salto di catena
ascolto il sangue
sento il buio
guardo un tetto di lamiera
e voglio vivere così

Insonnia

è nell’ora tarda
che il fruscio domestico
plana
e segue l’eco di un rimorchio
giù nella statale.

c’è un unico rapace
che vive fuori,
lontano dai colpi della pressa
che precipita.

sto al buio.

Spriz party all'ultimo piano

orchestra di traffico urbano
nella notte alta
tra medaglie di pane
e cotone bianco d’occasione
odore forte di caviglie ed occhiali
che vedo ruotare
a colpi di tacchi sfrenati
pietre rotolanti
apatia fuggita
per scenografia, occhiate insolenti
cammino lenta
e faccio strada al non detto
raccolgo un pensiero che inganna
e ragiono di pieni e di vuoti
mentre adotto una forchetta insanguinata
è l’esitazione di un momento
a cogliere una breccia
forse un nome
acclamato di fatto da filamenti di fumo
adagiati nell’aria di perla nera
lei sosta lì
ma non chiedo perché
rimane muta per ore
forse perché non c’è
forse perché non è qui, ora
non c’è frizione
solo vecchi cuori in frantumi
ostinati e ciechi
un branco alcolico orfano di genio
appare nella notte
finalmente mia
finalmente sola, meravigliosa parola
chirurgicamente espressa
e capisco di non averla avuta mai
mai prima d’ora

L'altra faccia

Serpe rugosa
affila i tuoi denti da ratto velenoso
e lucida il cuore di latta con strofinio di bava umettante
l’orrore di notte ti trova nel letto sbiadita
e ascolti un pensiero terso incoraggiare l’artiglio al giusto vigore
così seduta
detergi le tue narici ossute
per non decidere nulla
mentre fuori limano i vetri d’acciaio ancora in scatola, dorati

La preghiera del ciclista

Passo magro d’uomo di vetro si avvicina
precede rispettoso il buio che lo attende
entra, saluta e raccoglie ad occhi chiusi la sua riserva d’anima
innervata
smetto di cercare nel suo corpo blu
una grazia che non gli appartiene
guardo oltre e penso a lui, fermo in posizione
spinto all’angolo da sentimenti che non conosco
ricama un pensiero che consegna alla sacra nicchia
e se ne va su di un rumore di tacchi stonati
non di donna