Spriz party all'ultimo piano

orchestra di traffico urbano
nella notte alta
tra medaglie di pane
e cotone bianco d’occasione
odore forte di caviglie ed occhiali
che vedo ruotare
a colpi di tacchi sfrenati
pietre rotolanti
apatia fuggita
per scenografia, occhiate insolenti
cammino lenta
e faccio strada al non detto
raccolgo un pensiero che inganna
e ragiono di pieni e di vuoti
mentre adotto una forchetta insanguinata
è l’esitazione di un momento
a cogliere una breccia
forse un nome
acclamato di fatto da filamenti di fumo
adagiati nell’aria di perla nera
lei sosta lì
ma non chiedo perché
rimane muta per ore
forse perché non c’è
forse perché non è qui, ora
non c’è frizione
solo vecchi cuori in frantumi
ostinati e ciechi
un branco alcolico orfano di genio
appare nella notte
finalmente mia
finalmente sola, meravigliosa parola
chirurgicamente espressa
e capisco di non averla avuta mai
mai prima d’ora

L'altra faccia

Serpe rugosa
affila i tuoi denti da ratto velenoso
e lucida il cuore di latta con strofinio di bava umettante
l’orrore di notte ti trova nel letto sbiadita
e ascolti un pensiero terso incoraggiare l’artiglio al giusto vigore
così seduta
detergi le tue narici ossute
per non decidere nulla
mentre fuori limano i vetri d’acciaio ancora in scatola, dorati

La preghiera del ciclista

Passo magro d’uomo di vetro si avvicina
precede rispettoso il buio che lo attende
entra, saluta e raccoglie ad occhi chiusi la sua riserva d’anima
innervata
smetto di cercare nel suo corpo blu
una grazia che non gli appartiene
guardo oltre e penso a lui, fermo in posizione
spinto all’angolo da sentimenti che non conosco
ricama un pensiero che consegna alla sacra nicchia
e se ne va su di un rumore di tacchi stonati
non di donna