L'ex casa del custode ha
un numero civico, il nunero 2. Sulla porta un cartellino e una
freccia con su scritto 'suonare dall'altra parte'. Ho rifatto nel
primo pomeriggio la strada che avevo percorso la mattina. Mi sono
accorta che il muro in calcestruzzo annerito è solo un abbassamento
della parete che costeggia il marciapiede. In buona parte, la parete
è rivestita con mattoni faccia a vista. Il quadrato di terra
transennato l'ho trovato occupato da grandi sacchi bianchi con delle
scritte blu, rigonfi di qualcosa che penso sia terra, e da assi di
legno lunghe, e frammenti di legno accatastati a terra, a fianco dei
sacchi. La bara non c'era più, e nemmeno gli uomini con le tute
bianche e i badili. Le assi accatastate avevano lo stesso colore del
legno consumato della bara che avevo visto la mattina. Ho percorso
tutta la stradina con sassolini bianchi e sono arrivata all'uscita
opposta del cimitero, verso il centro città. Sulla cancellata ho
notato alcuni avvisi. Mi sono avvicinata e ho letto. L'oggetto
dell'avviso principale era: 'Esumazione salme da Campo Prima
Sepoltura'. L'avviso era diretto alle famiglie di chi compariva negli
elenchi esposti, che comunicassero tempestivamente la destinazione
dei resti. In caso contrario, i resti sarebbero stati deposti
nell'ossario comune. Ho guardato le date dei decessi: erano tutti
decessi dell'anno 1984. sono passati trent'anni. Ho letto uno per uno
i nomi che compaiono negli elenchi. L'ultimo nome che ho letto, è
quello di Flora. Flora abitava al quarto piano del condominio dove
vivevo con i miei genitori. Era una donna molto bassa di statura. Per
me bambina, Flora è sempre stata vecchia. Indossava spesso camicie a
fiori, gonne al ginocchio, e scarpe con tacco medio. Incorniciato
da capelli rossicci e corti, sempre cotonati, il suo viso aveva rughe
ben evidenti. La mandibola era leggermente in fuori, cosicchè mi
sembrava fosse faticoso per lei, sorridere. In ogni caso, il suo
sorriso con rossetto rosso c'era sempre, per noi bambini.
Il condominio dove
abitavo aveva un quinto piano non abitato, nel sottotetto, al quale si
accedeva salendo una scala con gradini in cemento che portava ad una
porta bianca. Oltre la porta ci si trovava in uno spazio che mi ha
sempre fatto un po' paura, le soffitte degli appartamenti. Si poteva
scegliere, una volta aperta la porta bianca, se andare a destra o a
sinistra. Muri, pavimenti e gradini erano stati lasciati al grezzo.
C'era polvere dappertutto, da anni. Le ragnatele pendevano un po' ovunque, ed erano particolarmente
evidenti sugli angoli a soffitto. C'era un'apertura su una parete che
dava sul cavedio centrale del condominio aperto sulla sommità, dalla
parte opposta alla porta bianca, che irradiava luce naturale e
permetteva una minima percezione degli spazi da percorrere prima di
premere l'interruttore della luce, necessaria per accedere alle
soffitte più periferiche. La nostra soffitta era una di queste. Una
volta entrati dalla porta bianca, ci si dirigeva a destra, si
dovevano salire quattro gradini bassi e larghi e accedere ad un
corridoio molto stretto e con soffitto basso. C'erano porte a destra
e a sinistra del corridoio. Quasi tutte le porte erano fatte con dei
paletti in legno molto distanziati l'uno dall'altro, tanto che ci
passava un braccio di bambino, e terminanti a punta verso il
soffitto. Dal corridoio si poteva quindi vedere cosa ci fosse
all'interno di queste soffitte. Le serrature con luchettini erano poi
facilmente removibili. C'era una lampadina penzolante che illuminava
appena l'ultima parte del corridoio. Noi bambini andavamo di
nascosto dai genitori su al quinto piano, perchè una delle soffitte,
quella adiacente alla nostra, era di proprietà di Flora. La soffitta
di Flora aveva una di quelle porte da cui era possibile sbirciare
all'interno, e Flora, nella sua soffitta, teneva una montagna di
riviste pornografiche accatastate una sull'altra. Non siamo mai
arrivati a rubare. Ci si provava, si, ad infilare un braccio tra le
fessure del legno della porta, ma non si riusciva ad arrivare alla
pila di riviste. Erano sempre troppo in là, ma si vedeva molto bene
qualche fotografia in copertina. Che Flora fosse una prostituta me lo
confermò mia madre. Mi disse che era una signora molto gentile,
riservata, che non disturbava nessuno. Non esercitava in condominio,
lavorava a Treviso, lo sapevano tutti, ed era una persona benvoluta
in condominio. Leggendo il suo nome nell'elenco delle salme da
esumare, ho pensato che non ci sarà nessuno per lei, che i suoi
resti andranno all'ossario comune. Ho ripensato alla bara aperta che
avevo visto alla mattina, e a quell'uomo in tuta bianca che rimuoveva
il contenuto dicendo 'questo è a posto'. Ecco. Probabilmemte anche
Flora è a posto.
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