l'affettatrice

ciclopica locusta meccanicamente modificata
sei madre di medaglie e sangue
in spessore leggero
generate dal tuo ventre di lama zelante
sovrana indifferente
mostro rostro pronto alla guerra

toccò dire di si al tuo disco rotante
incoronato d'acciaio
ma io non ti volevo
tra zucchero di canna in vetro
e panno carta in piedi

affetti l'intero con metodo e disciplina
difetti di pensiero
eccedi in sottigliezze
affettatrice, sei felice?

di linee ortogonali ne ho abbastanza
dei tuoi bizantinismi
della fame di nascondimento
che mi assale
quando apro smonto e cerco

avida nel tuo splendore meccanico
riempi la mia stanza e ti prepari al lancio
e stanno in addizione
manopola da impugnare +
quattro piedini in gomma a poggiare +
braccio +
piano inclinato +
plastica da fermare:
tutto professionale
tutto da pulire!


il gabbeh con il leone


primo diaframma
nella casa beige di là dal campanile
dopo il cortile
oltre le mura affrescate

tutto era già vecchio
dentro a medaglie di petali in cammino
forse voce di sterminio
dopo lo sgombero della quercia
che ora brilla
nella preghiera a specchio (cocciniglia)

trema il profilo da palazzo in costruzione
nella coda a microfono
nel manto chiarocrociato
di fiera annodata
ora
con fissa dimora

geometria incompiuta messa al muro
nelle notti di luna assunta
palla di cannone
smunta
apostrofo e misura
nel mercato di stelle


la scatola butter cookies con ago e filo

bottoni
dai buchi cerchi blu
caduti in basso
e giovani uncini in fila per due
come cocorite appaiate
ai bordi della scatola di latta

li trovi dove hai perso il filo
del groviglio quieto di pensieri
sotto al calzino fiacco
tra matasse/pergamena
e forbici
in fondo allo scaffale

niente burro e profumo
solo colori da bazar
dentro al labirinto delle crune
dove nè gòmena nè cammello
si avventureranno:
così non c'è speranza