Tentativo di cronaca di apertura della scatola

The tempest, quand'era ancora a casa mia. gm
foto di giulio mozzi pubblicata sul blog favole del morire

Martedì 17 febbraio 2015 mi arriva la scatola che avevo prenotato da Giulio Mozzi, tra le 11 disponibili. All'interno, erano previste una copia del volume Favole del morire (in libreria dal 19 febbraio), una maglietta con il disegno della copertina e una copia della prima edizione de La stanza degli animali. Il resto era a sorpresa. Questo vuole essere il resoconto di cosa ho trovato, aprendo la scatola.


Rimane lì sul tavolo per una ventina di minuti. L'attesa non mi dispiace. Poi mi decido, l'avvicino e la guardo meglio. Scatola bianca in cartone, Poste italiane. 32,5x21,9x9,6 cm., Peso max 2kg. Leggo il mittente, in alto a sinistra. Vedo il destinatario, in basso a destra. In questo caso non è un caso, penso, che uno stia in alto e l'altro stia in basso. È lì che sono. È lì che devono stare. Nastro adesivo blu Posteitaliane, nastro di sicurezza a chiusura orizzontale della scatola. Lo taglio, sollevo con un po' di forza una parte di cartone e credo di scoprire così il contenuto e invece no, c'è ancora un altro lembo della scatola da sollevare. Apro ancora e finalmente inizio a guardarci dentro. Carta di giornale appallottolata a riempimento di uno spazio altrimenti vuoto, sulla destra. La dispiego e la stiro un po' con il palmo della mano. È una pagina del Corriere della sera di venerdì 30 gennaio 2015. Leggo un titolo: 'Mattarella al quarto voto'. La tolgo dal tavolo dove ho appoggiato la scatola. Torno a guardare all'interno della scatola. Una busta da ufficio, bianca, aperta, è la prima cosa che prendo in mano. Contiene il volumetto La stanza degli animali :duepunti Edizioni. Uno dei libri di g.m. che preferisco. È decisamente in condizioni perfette, non come la copia che tengo nella mia libreria, un po' distrutta. Lo apro e l'annuso. Nessun odore particolare. Lo ripongo subito alla mia sinistra. Torno a guardare dentro alla scatola, e adocchio una tavoletta decorata con un'immagine di animali su fondo giallo, incorniciata alle due estremità da due elementi in primo piano, simili a colonnine, che fanno da quinta. La prendo subito in mano. Il retro della tavoletta ha un piccolo foro in alto al centro, che non attraversa tutto lo spessore. Sempre sul retro, ci sono due piccole etichette, una in basso a destra, e una in basso a sinistra. Riconosco la scritta Ljubljana sull'etichetta grigia in basso a destra. È una tavoletta che misura 15x6 cm. e al centro del bordo inferiore presenta una leggera scanalatura lunga 3 cm. Guardo l'immagine. La superficie sembra laccata e presenta delle screpolature che formano un reticolato leggero, regolare, i cui segni lasciano affiorare il colore del legno su cui è dipinta. I bordi sono un po' consumati. Continuo a guardare quell'immagine. Un orso con la lingua fuori sta seduto su un ovale con due sole ruote che fa da calesse. Tiene un frustino nella zampa destra sollevata, e nella sinistra un cordino che dovrebbe servire mi pare da redini per due galli enormi, grandi quanto lui, che lo trainano. Alle spalle di quella specie di calesse c'è un cavallino leggermente più piccolo dei due galli sollevato sulle due zampe posteriori, che tiene tra le due zampe anteriori un pezzo di cordino. Sulla parte inferiore, al centro dell'immagine, c'è un numero, forse una data: 1892. Penso che è un oggetto strano. Sorrido. Appoggio la tavoletta davanti al mio pc e torno a guardare dentro alla scatola. Trovo una copia di Animaliter. Zeitgenössische Erzählungen aus Italien, pubblicato da Düsseldorf Universisty Press nel 2014, contenente la traduzione in lingua tedesca (testo a fronte) di La stanza degli animali (nonché altri racconti di Vanni Santoni, Evelina Santangelo, Matteo B. Bianchi). Bel volume. Mi piace. Sono contenta di averlo. Mentre lo sposto alla mia destra mi chiedo come si sarà arrivati all'edizione tedesca dei racconti di :duepunti Edizioni sugli animali. Torno a guardare dentro alla scatola. Vedo una cosa che mi fa rallentare i movimenti. Sembra un taccuino. In cuoio morbido, marrone, decorato a motivi geometrici e floreali ripetuti, cucito sul dorso e richiuso con un doppio giro di cordoncino. Si apre spostando un primo lembo a destra e quello subito sotto a sinistra, e lì, si vedono i fogli cuciti in quattro gruppi, all'interno. Sembra carta riciclata, comunque grezza, color pergamena. Wow. Uno dei miei oggetti preferiti, e molto bello così, inviolabile. A questo punto sono un po' turbata. La scatola bianca di Poste italiane contiene cose che mi si adattano perfettamente, penso. Sposto il taccuino e lo appoggio alla mia sinistra. No, lo riprendo in mano per un momento, lo riapro e lo annuso. Lo richiudo e lo ripongo. Io lo so che la scatola bianca di Poste italiane deve contenere Favole del morire di g.m. ma i miei occhi continuano a girarci attorno, a spiare cosa c'è sopra e sotto al libro edito da Laurana. Però il libro è lì, e ora devo spostarlo per procedere all'estrazione dei pezzi della scatola, e poi la copertina chiama. Guardo lo scheletrino in monociclo che suona la fisarmonica. Disegno pulito, nero su fondo bianco. La faccia dello scheletro è allegra. E' lo stesso disegno che avrò sulla maglietta che fin dall'inizio ho vista stare sul fondo della scatola, avvolta in una busta in cellophane. Decido di scartare la busta e guardare la maglietta. Sovverto l'ordine dei pesi, sposto le Favole del morire che rimangono ancora all'interno della scatola, e sposto anche un'altra cosa che stava sotto, un'edizione in folio in cartoncino chiaro abbastanza spesso, un po' ingiallito, lunga 27cm e larga 16cm riposta a sua volta in una busta in cellophane perfettamente su misura, richiusa con un piccolo bollino bianco adesivo. E' un'edizione elegante, mi attira molto ma decido di aprirla dopo. Estraggo la maglietta. Vedendola così, a spanne, ci sto dentro una volta e mezza. Ho chiesto una XL ma è davvero gigantesca! Non credevo fosse così grande e rido forte, però non mi dispiace. So già come usarla, e ho pure cambiato idea: rimarrà mia, non la regalo in famiglia. E bravo Sorarù, penso, bella l'idea e perfetto il disegno. Anch'io ho disegnato scheletri, il tema mi è amico. Continuo a guardare il disegno sulla maglietta e vedo che la fisarmonica copre esattamente la parte che mi attrae da sempre dello scheletro. Penso a quell'alternanza di pieni e di vuoti che sta tra le vertebre della gabbia toracica ... che perfezione, che ritmo, e lo sterno poi ... un tronco con i suoi rami, che ne so. So che ho passato una valanga di tempo a tentare di entrarci con il disegno, con il colore. Ok, mi riprendo e sono ancora in piedi con le braccia tese davanti a me a tenere la maglietta aperta per vederla bene. La ripiego e la rimetto dentro al suo sacchetto in cellophane. La metto già in borsa, pronta per venire a casa con me. Torno sulla scatola. Guardo quell'edizione in folio. E' proprio bella vista così. La apro piano, e vado a lèggere di cosa si tratta. Il Pittore, uno scritto di Eugenio Montale – con un linoleum di Andrea Serafini. Infolio, L'officina – Vicenza 2006. Una sola piega, due fogli, quattro pagine, come da definizione. Leggo sull'ultima pagina: Il Pittore, tratto dal libro La poesia non esiste (1971), di Eugenio Montale, è stato composto con il carattere Bembo e stampato con torchio a mano Albion del 1880 su carta Zanders, in 80 copie numerate da Giovanni Turrìa. L'edizione fuori commercio a cura di Stefania Portinari contiene un linoleum inciso da Andrea Serafini. Esemplare numero ecc ...Vado a guardare il linoleum di Serafini. E' un'immagine bicromatica, verde acido e bianco, che rappresenta una mano con un pennello che traccia un dipinto di soggetto agreste, con tre bovini sullo sfondo. Il resto è natura. Ancora animali, penso. Ancora un contenuto che contiene un altro contenuto. Teatro nel teatro, questa scatola. Poi però è il momento del testo di Montale, che inizia così: IL PITTORE vorrebbe dipingere un bel prato verde smeraldo, una vacca che bruca i papaveri, due covoni di paglia sullo sfondo e in alto un cielo azzurro offuscato da riccioli di nubi. Vorrebbe ma non può farlo. Ci si è spesso provato ma una voce interiore gli ha detto: altolà, fermati. "Non possumus". Il pittore è stato informato che scopo dell'arte sua non è dipingere il vero ma le tempeste del suo cranio, la sua visione del mondo, la sua Weltanschauung. Ora nel suo cranio non c'era proprio nulla di simile ... Qui la cosa si fa seria, penso. Prezioso, elegante, di vero interesse. Non resisto e leggo tutto, velocissimamente. Richiudo delicatamente e ripongo nella busta. Sono nel mio ufficio e non mi sento a mio agio a lèggere qui, mi sembra vada perso il senso. Lo rileggerò a casa. Beh, Favole del morire, a noi due ora, sei rimasto solo tu e ti devo aprire perchè ho chiesto a g.m. di autografarmi la copia. Lo sollevo dalla scatola ma ... ma c'è ancora una cosa dentro ad una busta in cellophane che rotola in fondo, in un angolo della scatola. Ripongo Favole del morire sul tavolo, e prendo quell'oggettino. E' piccolo, molto piccolo. Lo tolgo dal cellophane e lo tocco. E' un'edizione mignon de La Tempesta di Shakespeare, per la precisione, The Tempest by William Shakespeare, Allied Newspapers Ltd. 200 Gray's Inn Road, London, W.C. La copertina è in pelle nera, goffrata. 296 pagine, printed in Scotland. Li ho guardati un sacco di volte questi libricini, nei banchetti delle librerie antiquarie, mai preso uno. La scatola, produce anche di queste sorprese, minime e nere. Adesso si, adesso Favole del morire rimane l'ultimo libro. Lo prendo in mano per sentirne la consistenza. Piacevole al tatto, per la copertina lucida. Cerco l'autografo, lo trovo subito, c'è. Vado all'indice e cerco la pagina della Favola del morire. E' a pag.123. Quella favola l'ho già letta. Si. L'ho già letta e non vedo l'ora di rileggerla. Perchè l'ho già letta? E quando l'avrei letta? Vado a rivedere la data della mail con cui g.m. mi aveva inviato, con mia somma sorpresa, il pdf del libro, in fase di impaginazione, per il solo fatto che avevo chiesto quando sarebbe stato pubblicato. Era il 5 novembre 2014. Alla mia dichiarata sorpresa per quel gesto che ho considerato imprevedibile, il Mozzi rispose: Macché imprevedibile, manu. Se ci pensi, tendo a fare sempre la cosa più pratica possibile. Es.: tu hai curiosità sul libro, quindi te lo mando.
Ecco. Questo è Mozzi: un teorema.
Grazie Mozzi.

fotografia

accomodati, siediti lì. non ti disturberà nessuno. il tavolino è piccolo, ma sufficiente. se ti dà fastidio puoi spostare il posacenere. la sedia si muove un po' perchè il pavimento è leggermente sconnesso. non servono caffetteria ma puoi bere una birra fresca, se ti va. ho lasciato lì la borsa, se vuoi puoi guardarci dentro. ho comprato un libro e un cd. mi sono rifugiata qui perchè faceva caldo e avevo sete. e poi ero stanca di camminare. non è male come posto. poca gente, e i baristi si fanno gli affari loro. dove vivo io non ci sono posti così. i bar si somigliano un po' tutti, non hanno personalità, come la maggior parte delle persone. sono posti puliti, in ordine, non ci sono oggetti o immagini riprodotte e appese ai muri che incuriosiscano per originalità. ci trovi per lo più cornici dell'ikea, dipinti senza respiro, plastiche colorate e composizioni floreali secche in vetro: il trionfo del decorativo a buon mercato. mentre qui, vedi, i muri sono un po' scrostati, in alcuni punti vedi il colore che c'era sotto prima che le pareti fossero ridipinte, le fughe del pavimento ospitano colonie di formiche che vanno e vengono, che se ti metti a guardarle non finisci più. la porta della toilette è coperta da una bandiera cubana e devi spostarla per entrare. sono diversi i materiali. non c'è marmorino, o legno laccato o specchi enormi, ma intonaco, con pigmenti carichi, legno grezzo e ferro, e ceramica piena, pesante. in molti punti delle pareti e del soffitto l'umidità regna indisturbata, ma la sensazione non è di degrado. è un luogo che sa di verità, di cose pensate e dette subito, uscite allo scoperto. qui non si ammicca, si dice. la musica è quella scelta dal barista, non quella che può piacere a chi entra e gli uomini che ho visto qui sembrano intenti a vivere la loro vita, non quella degli altri. a volte i pensieri rimangono nell'aria, come quelli di quel signore anziano con i baffi, quello che siede in fondo, vicino al ventilatore. è lì da stamattina, avrà bevuto quattro o cinque bicchierini di rhum mangiando noccioline e guarda verso l'uscita. mi è sembrato che parlasse a qualcuno, tanto i suoi occhi erano vivi. è stato un discorso lungo, tenero a momenti, e di rimprovero, anche. per tutto il tempo non ha mai posato la busta di plastica che tiene legata al polso. non deve pesargli molto, probabilmente non la sente nemmeno, perchè posa sul polso del suo soprabito verdino. la porta qui è sempre spalancata. non si curano di chiuderla fino a sera, così la musica si mescola alle voci dei passanti, alle sirene lontane nel traffico della via parallela. la prima volta che sono entrata pensavo di essere capitata male, più che altro perchè ero l'unica donna, ma non mi sono sentita osservata, ero una delle persone presenti, e basta. ho ordinato una birra, ho usato i servizi, e quando sono tornata al tavolo ho iniziato la mia lettura. ci sono luoghi che aiutano la lettura. suggeriscono l'intonazione, non interferiscono con il mondo immaginato e anzi, lo incoraggiano. ma la cosa che mi allieta maggiormente è che quando sono qui riesco ad annotare qualcosa ogni volta, qualcosa nel mio quaderno. oggi ho scritto le lamentazioni del mese di febbraio. ma nel momento stesso in cui le ho chiamate 'lamentazioni' ho capito che non ci sarà un seguito. è così. quando metto il punto, quando definisco, quando individuo un carattere, è la fine. ma scusami, non ti disturbo più. se hai bisogno di qualcosa, sono qua.

forse

ho scoperto che non mi piace ricevere libri in regalo. nessuno c'azzecca su cosa mi interessa lèggere, a meno che la scelta non sia preceduta da una soffiata, una mia soffiata. ma poi no... non è neanche precisamente così. se ci penso bene, alcuni libri che ho ricevuto in regalo sono libri che avrei acquistato, prima o poi, o che rientrano nelle mie preferenze. ma il fatto che mi vengano regalati fa si che vengano relegati tra i libri che con fatica, con estrema fatica affronto e tento di lèggere. e poi spesso, li abbandono senza arrivare all'ultima pagina. tra questi, comunque, ci sono quelli che rimarranno nel dimenticatoio, senza appello, e quelli che invece rimarranno una spina nel fianco perchè non ne ho terminato la lettura, per cui periodicamente vado, estraggo il tomo, sfoglio, dico tra me e me "an si!" e richiudo. tra loro e me però rimane sempre quel diaframma ineliminabile, quel toccare la copertina pensando che non li ho acquistati io. per non dire poi dei libri che prendo a prestito, rarissime volte, in biblioteca o da conoscenti che me li offrono, insistendo. ho detto conoscenti, non amici, che mica ne ho di amici che leggono cose che vorrei leggessero per poi istruirmi a dovere. si perchè io, mondo cane, ho necessità, estrema necessità di imparare, e da sola arrivo fin là. macchè. la gente che conosco legge libri gialli, o tutto di jane austen, o un classico all'anno, di cui poi ti sbandierano la conoscenza per una vita, oppure non leggono. ecco. forse preferisco quelli che non leggono e lo dicono. perchè gli altri leggono quello che leggono, e poi ti dicono "ho letto questo, bellissimo!". ma forse, io non ho amici. forse, oggi sono solo un po' nervosa.
fatico a immaginare cosa desiderare
una foto come questa, mi aiuta
Rue St. Denis Vintage Clothing