sul talento

“Il talento non va mai sprecato, solo chi non ce l’ha lo spreca”

Natura morta con custodia di sax - Geoff  Dyer 

se non hai niente da offrire, al mercato


ipermercato


guardarti da lontano
che ancora non sei sveglio,
attendere pian piano
l’orario che va meglio

per ammirar che s’alza
serranda come occhio
di tenero marmocchio:
l’immagine ti calza.

un tenero marmocchio
che si agita da fermo
viziato, si, confermo,
che guarda nello specchio

e vede tanta gente
passar tra le vetrine
immagine fluente
di tante figurine

tutti vanno di fretta
di tutto fanno incetta
vestiti, pane e latte
prosciutto a blocco o a fette

ti coccola il frastuono
di annunci con quel suono
dlin-dlon annunciazione:
il mondo è in promozione!

e quando vien la sera
si spengono le luci
spariscono gli amici
e tutto si scolora.

TELP (tentativo di esaurimento di luogo pordenonese)


18.40
“Annuncio ritardo di dieci minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Nel ritaglio di cielo che vedo, ancora chiaro, le punte dei pioppi che si possono scorgere al di sopra della pensilina in acciaio si muovono appena. Trave orizzontale, parallela al tetto del treno fermo al binario uno.
18.45
“Annuncio ritardo di quindici minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Scritte sulla fiancata del treno fermo al binario uno: peso reale 72 - peso frenato 65.
18.50
“Annuncio ritardo di venti minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Il binario due rimane libero. Sul marciapiede al binario due ci sono molte persone che aspettano. Meno di cento, più di cinquanta. La donna bionda alla mia destra si accende una sigaretta. L’individuo vestito di nero alla mia sinistra indossa occhiali scuri e passeggia allontanandosi un po’. Arriva un ragazzo con una bicicletta molto colorata e la sbatte a terra.
18.55
“Annuncio ritardo di venticinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Il ragazzo con la bicicletta molto colorata si toglie la maglietta nera e si riveste indossandone una bianca. Fa gesti veloci. Dice una bestemmia a voce alta per il ritardo del treno. Si attacca al telefono.
19.00
“Annuncio ritardo di trenta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia, diversamente da quanto già annunciato. Ci scusiamo per il disagio”. Il marciapiede al binario due contiene anche il mio piede, che vedo se guardo giù: anfibio rosso. Un ragazzo e una ragazza si baciano, in piedi.
19.05
“Annuncio ritardo di trentacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Le teste di molte persone sono rivolte all'insù per leggere sui monitors notizie del ritardo che scorrono come sottotitoli.
19.10
“Annuncio ritardo di quaranta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Mi reco anch’io a leggere sui monitors e vedo che compare la scritta ‘i treni provenienti da Trieste e da Udine diretti a Venezia Santa Lucia subiranno ritardi o variazioni a causa di una persona investita sui binari tra le stazioni di Casarsa e Pordenone. L’autorità giudiziaria sta procedendo ai rilievi’.
19.15
“Annuncio ritardo di quarantacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Una suora alle sue spalle, bassa di statura e vestita di bianco, si guarda attorno. Indossa occhiali spessi. Due piccioni bianchi e grigi volano sopra alla pensilina in acciaio.
19.20
“Annuncio ritardo di cinquanta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Tre uomini con accento straniero bevono birra in lattina e parlano tra loro. Ogni tanto guardano il ragazzo con la bicicletta molto colorata.
19.25
“Annuncio ritardo di cinquantacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Un giovane uomo prende per mano il suo bambino e si allontanano procedendo sul marciapiede al binario due verso una panchina distante dalla folla.
19.30
“Annuncio ritardo di sessanta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Sale in sella alla sua bici e inizia ad esibirsi in evoluzioni nervose. Nessuno lo guarda, tranne me.
19.35
“Annuncio ritardo di sessantacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Bestemmia a voce alta del ragazzo con la bicicletta molto colorata. Mi allontano e scendo le scale che portano verso l’uscita della stazione. Risalgo e mi trovo sul marciapiede al binario uno. Dentro al treno fermo al binario uno ci sono molte persone sedute. Molte altre persone passeggiano avanti e indietro sul marciapiede, entrano ed escono dal bar della stazione e aspettano.
19.40
“Annuncio ritardo di settanta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Un ragazzo con le braccia tatuate è seduto in braccio ad una ragazza con il gomito destro tatuato e si baciano sulla panchina a fianco dell’entrata del bar. La ragazza con il gomito destro tatuato tiene in mano una bottiglia di birra stappata. Le loro teste penzolano e si appoggiano l’una all’altra.
19.45
“Annuncio ritardo di settantacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Entro al bar e vedo che le scorte di panini sono esaurite. Una donna anziana entra e trascina un trolley rosso camminando lentamente. Indossa occhiali marrone e guarda il banco del bar. Le cameriere non alzano la testa e non le chiedono se le serve qualcosa. La donna anziana esce e torna sul marciapiede al binario uno.
19.50
“Annuncio ritardo di ottanta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Entro nella sala d’attesa che ha l’ingresso di fronte al binario uno. E’ stretta e lunga, sul lato opposto all’ingresso c’è un’altra porta che comunica con un’altra area interna alla stazione. I muri sono rivestiti in marmo chiaro da pavimento fino a metà parete, e ci sono delle sedie color marrone, disposte su due file lungo le due pareti opposte. Le sedie sono quasi tutte occupate.
19.55
“Annuncio ritardo di ottantacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Mi siedo su una sedia libera sulla fila di destra a fianco di un ragazzo nero che legge il giornale e occupa due posti con i suoi bagagli. Di fronte a me ci sono un uomo e una donna seduti che si tengono per mano, in silenzio. Alla loro destra è seduta una donna che legge un libro. Al suo fianco, verso l’uscita, altre quattro donne sono sedute in silenzio. Una di loro, con uno scialle rosso sulle spalle, legge un libro.
20.00
“Annuncio ritardo di novanta minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Suona il cellulare del ragazzo nero seduto alla mia sinistra. Il volume della suoneria è molto alto. Lui si alza ed esce. Entrano tre ragazze che ridono rumorosamente. Una si siede per terra alla mia destra. Una si siede a fianco della coppia che si tiene per mano in silenzio di fronte a me sull’unica sedia libera della fila di sinistra. Una toglie il giornale da una delle sedie occupate dal ragazzo nero e si siede.
20.05
“Annuncio ritardo di novantacinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. La ragazza seduta di fronte a me si accorge che la sua bottiglietta d’acqua non era chiusa bene e si alza in piedi di scatto mostrando a tutti i pantaloni bagnati sulla coscia destra. Qualcuno ride. Le ragazze che erano entrate con lei ridono forte.
20.10
“Annuncio ritardo di cento minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Il ragazzo nero rientra e mette a terra lo zaino che occupava uno dei suoi due posti, e si siede. La ragazza seduta per terra alla mia destra smette di ridere e apre un libro.
20.15
“Annuncio ritardo di centocinque minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. La ragazza con i pantaloni bagnati si interroga sul fatto che non hanno ancora annunciato la soppressione del treno. La ragazza seduta a fianco del ragazzo nero dice che comunque i suoi genitori andrebbero a prenderla solo in caso di emergenza. Le tre ragazze ridono forte.
20.20
“Annuncio ritardo di centodieci minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Agli annunci che riguardano il mio treno si sommano gli annunci dei ritardi riferiti agli altri quattro treni che dovevano partire dopo quello delle ore 18,44 per Venezia Santa Lucia. Comincio ad innervosirmi. Indosso gli occhiali da lettura ed apro il libro di racconti di Chiara Valerio. Non trovo la concentrazione e i miei occhi guardano la pagina senza leggere nulla.
20.25
“Annuncio ritardo di centoquindici minuti del treno in arrivo al binario due delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia”. Insisto a tentare la lettura di un racconto. Ne scelgo uno che si intitola ‘l’appartamento’. Mi pare che due donne finiscano a terra visitando un appartamento per prenderlo in affitto. Mi riservo di rileggere con calma. Chiudo il libro, sfilo gli occhiali e ripongo tutto in borsa.
20.30
“Il treno diretto a Udine delle ore 18.30 è in partenza al binario uno. Allontanarsi dalla linea gialla”. All’annuncio della partenza del treno al binario uno la sala d’attesa si svuota con rapidità e rimaniamo io e la signora con lo scialle rosso sulle spalle seduta sulla prima sedia della fila di sinistra, vicino all’uscita. Mi alzo in piedi e mi sposto verso l'uscita. Rimango ferma sulla soglia della porta. La signora mi dice qualcosa che non ho voglia di ascoltare. Poi mi pento, mi volto verso di lei. Il treno al binario uno parte, fa un rumore che disturba e non capisco nulla di quello che la signora mi dice.
20.35
“Il treno delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia” è in arrivo al binario due. Allontanarsi dalla linea gialla”. Sentito l’annuncio esco dalla porta verso i binari senza salutare la signora con lo scialle rosso che continua a parlarmi, scendo le scale, attraverso il tunnel vuoto e risalgo sul marciapiede al binario due. Il ragazzo con la bicicletta molto colorata è seduto per terra con la testa bassa, in silenzio. Non vedo la sua faccia. La suora bassa di statura, con occhiali spessi e vestita di bianco è ancora lì, e guarda nel vuoto con un rosario in mano. Due ragazzi seduti su una panchina stanno guardando un film sull’iPad con gli auricolari all’orecchio. L’individuo vestito di nero con gli occhiali scuri li indossa ancora, nonostante sia ormai buio.
20.45
"Il treno delle ore 18,44 proveniente da Trieste per Venezia Santa Lucia è in partenza dal binario due. Allontanarsi dalla linea gialla".
Sono seduta sul vagone di seconda classe del treno che mi riporterà a casa. Mi chiedo se la signora in sala d'attesa con lo scialle rosso sulle spalle stia ancora tentando di parlarmi, e se tornerà a casa. Mi rendo conto che ho guardato sempre e solo le persone. E questo retropensiero non c'entra nulla con un telp.

animali (altri)

Camargue
 so di quell’occhio furioso all’indietro
goccia umida e nera
cerchiata di rosso sull’orizzonte grigio

so dell’odore dolciastro
erto a sfidare il vento

mèmore di un caldo respiro
mi aggrappo ad un folle nitrito
e so di morire felice
 (2007)

***
 
l'altra faccia
serpe rugosa
affila i tuoi denti da ratto velenoso
e lucida il cuore di latta con strofinio di bava umettante
l’orrore di notte ti trova nel letto sbiadita
e ascolti un pensiero terso incoraggiare l’artiglio al giusto vigore
così seduta
detergi le tue narici ossute
per non decidere nulla
mentre fuori limano i vetri d’acciaio ancora in scatola, dorati
(2009)

***

cane
anche oggi so
di quell'urlo vigoroso che precede la caduta
di muscoli tesi
e di poca carne.
vattene via cane
e piantala di guardarmi!
(2011)

***

flashback
vermi sull'asfalto lucido dopo il temporale. ho scarpe di vernice e ne pesto uno. con un piede resto ferma. quello che ha pestato il verme scivola un attimo verso destra, poi si blocca. il rumore sotto la suola mi dà un brivido su tutto il corpo. non riesco a guardare. non posso fare a meno di guardare. schifo.
(2012)

***



memorie di animali

toro nero bucato, toro,
sulla schiena spade a punta color oro

freddo e duro sopra al pianoforte, nero
gallo porta matite
punte rovesce di stalattite,
gallo antracite
uccello di vetro pescoso
becco giallo spugnoso
moto perpetuo, melodioso.

 

la coda dell'occhio







tu guardi di sbieco, stai di profilo
punti il tuo faro in lieve ritardo
lanci con arte il tuo ultimo dardo

tu vedi il mio mondo appeso ad un filo
scosti la tenda, ne sbirci i contorni,
talvolta arrivi a scandire i miei giorni

portami un modulo, che lo compilo,
solo questo so far bene, sappilo

ballata mezzana


 
ecco l’inverno arriva
e non te l’aspettavi
di perder con le chiavi
ogni controffensiva

sapevi la tua strada
sfidavi il perbenismo
fumavi anche la biada
contrario al salutismo



quel giorno che moriva
con gli occhi digiunavi
dal corpo alla deriva
che spegneva chi amavi

trattieni il tuo sarcasmo
per chi ti spinge a mano
le ossa scricchiolano
e pure il tuo entusiasmo

ecco l’inverno arriva
e non te l’aspettavi
di perder con le chiavi
ogni controffensiva 

madrigale per il digiuno


alla privazione si dirige
quel corpo uguale al mio fatto di carne
di ragioni buone saprà invocarne

desiderosi di un tempo eterno
da spendere nell’accumulazione
si può mirare alla contemplazione

male non fa proiettarsi dentro
quasi quasi vado e mi concentro

gouache


che il corpo non si gira, duole l’anca formicolio di fòrmica dei comodini, lenti intestini, la vita di tanti a pavimento tutti in fila sul blu spento i miei piedi incontreranno la tua pelle morta e se bussano alla porta so cosa dire a chi mi chiede perché non dormi: non son tutti uguali, i giorni. Scendo ad ascoltare la voce cavernosa che mi chiede se voglio te, cafè, chocolat lei bisbiglia senza un motivo guardo l’insegna di là della strada e dio creò la donna il giovanotto riporta il vassoio con soddisfazione in viso ha fatto un gesto carino e la parola carino non mi è mai piaciuta non si è sempre usata oppure io ad un certo punto l’ho sentita sempre più spesso e allora l’ho odiata gira la giostra mentre sento che la bomba è innescata e le voci del bar mi avvolgono la mia mano trema e la bustina dello zucchero cade nella tua tazzina di caffè nero minimo e nero c’era scritto nel gioco del mondo riferito ad un ombrello e mi era piaciuto molto quel minimo e nero ci sono parole e frasi che quando le leggo mi si aprono dentro come un forcipe maneggiato con abilità il barista non si accorge della strana coppia al banco e continua a servire annoiato le donnette entrate in branco quattro caffè un cappuccio e due cornetti grida la più anziana sto finendo e me ne vado ma la mano ancora trema ma non è la stessa cosa dacchè son tornata.