gouache


che il corpo non si gira, duole l’anca formicolio di fòrmica dei comodini, lenti intestini, la vita di tanti a pavimento tutti in fila sul blu spento i miei piedi incontreranno la tua pelle morta e se bussano alla porta so cosa dire a chi mi chiede perché non dormi: non son tutti uguali, i giorni. Scendo ad ascoltare la voce cavernosa che mi chiede se voglio te, cafè, chocolat lei bisbiglia senza un motivo guardo l’insegna di là della strada e dio creò la donna il giovanotto riporta il vassoio con soddisfazione in viso ha fatto un gesto carino e la parola carino non mi è mai piaciuta non si è sempre usata oppure io ad un certo punto l’ho sentita sempre più spesso e allora l’ho odiata gira la giostra mentre sento che la bomba è innescata e le voci del bar mi avvolgono la mia mano trema e la bustina dello zucchero cade nella tua tazzina di caffè nero minimo e nero c’era scritto nel gioco del mondo riferito ad un ombrello e mi era piaciuto molto quel minimo e nero ci sono parole e frasi che quando le leggo mi si aprono dentro come un forcipe maneggiato con abilità il barista non si accorge della strana coppia al banco e continua a servire annoiato le donnette entrate in branco quattro caffè un cappuccio e due cornetti grida la più anziana sto finendo e me ne vado ma la mano ancora trema ma non è la stessa cosa dacchè son tornata.

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