devo pensare

studio di teste

vota antonio

Ho visto il rosso, l'azzurro, il giallo, il blu, molto blu, tanto blu.
Di tutti i colori.
Il colore buono è bianco. Ho scoperto che il colore buono è il bianco, perché rimane fedele, il resto si ribella.
E' vero, è vero.
Il grigio si intristisce e butta acqua.
Il viola scappa al tramonto.
Il nero si fa nero.
Il rosso dura poco.
Il giallo brucia tutto.
E l'azzurro costa caro.
E a fare il cielo ce ne vuole; mica solo un tubetto. Ce ne vogliono 100, 200, 300 anche 400 tubetti per fare il cielo.
E quando sono insieme i colori,
cospirano.
Si buttano giù storti, a pataccone.
Però i colori sono belli visti da dietro.
Davvero.
I colori sono belli visti da dietro.
Te l'hai mai visto un rosso da dietro?
Non sta fermo. Cambia. Se gli vai addosso schizza via come un gatto.
Però... se c'hai la chiave... vedi i colori più belli...

(uomo d'acqua dolce - antonio albanese. oggi ho bisogno di questo per partire)

up and down

rosso piano

tutto da rifare


arrivo al bar e parcheggio
la mia macchina frigge e fuma
temo un’esplosione
la guardo mi interrogo e me ne vado
due tramezzini e una coca
mi siedo fuori e la guardo
fuma ancora, ma solo un po’
pago, perché lì mi conoscono, e torno da lei
apro il cofano, scotta tutto, non so cosa fare
richiudo salgo accendo tappandomi le orecchie e riparto verso casa
arrivo e parcheggio
riapro il cofano
il solito vicino di casa si avvicina e si informa
fingo che sia una cosa da poco
quando capisce che manca acqua nel radiatore mi dice di aggiungerne
dico che non ho neanche una bottiglia in garage
lui mi guarda allibito e dice che l’acqua per il radiatore non è l’acqua che beviamo
faccio per salire ma mi stoppa ancora dicendomi che al distributore ci devo andare in bici, non in macchina, lui non farebbe nemmeno un metro, si brucia tutto
ringrazio a denti stretti, chiudo il cofano e salgo in casa, devo pensare
l’unica cosa da fare è sedersi e fumare, per simpatia
la banca mi aspetta
devo andare a piangere un po’
sono in ritardo
carico una lavatrice e il detersivo finisce
la accendo ugualmente, andrà con l’ammorbidente
infilo gli occhiali scuri
uscendo potrei incontrare ancora il mio vicino
aumento la velocità dei passi verso di lei
non c’è nessuno
salgo e scappo
tanto il distributore è vicino
arrivo ed è aperto, ma self service
ne tiro una, piano
mi dirigo verso il borgo treviso
ma devo attraversare la piazza, fa un caldo boia c’è traffico e tutti i semafori sono rossi
non so se correre forte o piano
non so più niente
freccia a destra
chiuso anche questo
freccia a destra
c’è un omino che lavora
gli spiego che la mia macchina fuma e credo manchi l’acqua nel radiatore
mi dice di aprire il cofano
salgo al posto di guida, tiro la leva e mi scende il volante sulle ginocchia
comincio a sudare
tiro l’altra leva e si apre il cofano
guarda e mi dice che è completamente vuoto, che deve esserci un motivo
mi piace quest’uomo, mi fa ragionare
ipotizzo che ci sia una perdita
lui annuisce
inizia a fare il suo lavoro
gli sto vicino per imparare
ruota la testa verso di me e mi dice che sicuramente la temperatura era salita
gli chiedo come si fa a capire
ride
rido anch’io finalmente, ma non per la mia macchina
è che mi sembra un ventriloquo
muove le labbra ma la voce non viene da lui
faccio la signora e chiedo che mi venga aggiunto anche il liquido per i vetri
crea la sua pozione in un innaffiatoio ed inizia a svuotare
ride ancora
mi dice che era completamente vuoto
alza la testa e guarda il vetro
mi chiede come faccio a vedere fuori
rido
ride
decide di lavarmelo
gli chiedo di controllare anche l’olio
guarda
ne manca un chilo
vado a pagare
mi sposto al bar e ordino un caffè
ormai sono salva
mi siedo e ne fumo una, lì, al distributore
passa un camion brutto, bellissimo
madre teresa dipinta a mani giunte
che meraviglia
un camionista e madre teresa
dall’altra parte della strada la gru gialla si muove sopra i tetti
cosa cazzo costruiscono ancora che la gente non ha soldi
mi muovo
arrivo in banca, mi inginocchio e prego
me ne vado
arrivo al lavoro e parcheggio
due neri seduti sulla panchina mi guardano e guardano la mia macchina
guardo sotto
piscia acqua
tutto da rifare

molte cose sono cambiate da allora...una di queste è che ho smesso di fumare

prove tecniche per un discorso su arcangela


STRETTO  E - O

Smetto
Gretto
Spreco

Dolore
Onere
Onore

Sospetto
Momento
Letto

Morte
Come
Persone

Nero
Debole
Confessore

Nome
Demone
Convento

Estremo
Opere
Tempo

Freddo
Dottore
Dovere

Potere
Oppresso
Elenco

Errore
Spento
Mezzo

 
LARGO  A – O

Parto
Porta
Sano

Rosa
Grato
Caldo

Rapporto
Sposata
Sopra

Sosta
Corsa
Carro

Raso
Montagna
Lavoro

vince stretto 30 a 15
ne avevo il sospetto

abbinamento





camicia a fiorellini nei colori
rosa carne, verde salvia e nero.
giacca color verde salvia e jeans neri
lei era rosa carne


inizio di giornata


esco dall’ufficio per prendere un caffè al solito bar. prima di entrare esito un attimo, perché noto appesa al muro l’epigrafe di una donna che conosco di vista. è la figlia di maria, una pittrice ora molto anziana che vive in paese e che ho conosciuto a Venezia molti anni fa. è morta sua figlia. che destino ingrato, penso, sopravvivere ai propri figli. entro al bar e trovo una situazione che sembrava essere presagita da quella mia esitazione nell’entrare. trovo tutti in lacrime. il gestore più anziano del bar, nonché nonno del bimbo di due anni, è stato investito mentre andava in bicicletta con il nipotino da un’auto alla cui guida c’era una donna, che continua a girare per il bar scusandosi per l’accaduto. il bimbo è urlante in braccio allo zio e ha il viso sporco di sangue, la sua giovane mamma urla in lacrime al telefono alla nonna di scendere al bar perché è successo un incidente. lo zio tenta di calmare il piccolo e la sorella. qualche secondo e arriva la nonna, che si porta le mani sulla bocca, inizia a tremare e piange, e urla, e va da una parte all’altra. mi sento di prenderla e di tentare di calmarla. le dico che il bambino piange e si muove, significa che reagisce. nel frattempo il nonno va dietro al banco e sembra diventato muto, con il broncio. la signora che era al volante dell’auto trema tutta e tenta di chiamare la figlia al cellulare, ma la figlia non risponde. le dico di sedersi e le chiedo se desidera un bicchiere d’acqua. mi ringrazia e lo accetta, dicendomi che questa mattina non se la sentiva di andare in macchina, che aveva una giornata nera, e ora non ha più coraggio di guidare. vado al banco, ma la nonna è sempre più disperata e non riesce a muoversi. Entrano due impiegate dell’ufficio vicino al mio. Notano la situazione di disperazione dei gestori del bar, ma chiedono lo stesso se possono avere un caffè. alla fine riesco ad avere un bicchiere d’acqua per l’altra donna che nel frattempo è riuscita a comunicare con la figlia e ora la aspetta seduta in lacrime. il bimbo è stato portato al pronto soccorso dallo zio con la mamma, che era visibilmente sotto shock. la nonna da dietro al banco insiste nel chiedermi se ero entrata per un caffè, a quel punto dico si per darle modo di fare qualcosa, e mi fa un caffè, senza smettere di piangere. si rivolge al marito e gli dice di andare anche lui al pronto soccorso, per farsi controllare dopo la caduta. lui risponde con un gesto di stizza e una bestemmia, dice che non si è fatto nulla e torna nel suo mutismo. 
bevo il caffè, è cattivo, lo pago ed esco.
ragioniere

appuntamento con il poeta


Entro in Chiesa per vedere com’è.
Adocchio subito una cappella con la pala della Misericordia
che è un soggetto sempre molto strano,
per quelle figurine dipinte sotto al manto, ai piedi della Madonna
che sembrano mostriciattoli,
sproporzionati.

Mi fermo a leggere la targa affissa ad un pilastro
e leggo la didascalia.
Un prete molto giovane di spalle
sta aprendo una scatola di cartone
con i lumini di cera.
Non mi ha sentita dietro di lui
si volta e fa un salto con un mezzo urletto
si mette la mano sul petto
e mi guarda dicendo ‘è la seconda volta, oggi che prendo paura!
Prima con una signora con i suoi due bambini…’
Lo guardo e dico
‘mi sembra abbastanza prevedibile
in un luogo come questo
immaginare di avere qualcuno alle spalle’.

Il prete giovane si adombra, improvvisamente,
china la testa
e continua il suo lavoro sulla scatola di cartone
che conteneva i lumini di cera.
Non mi guarda più
non mi rivolge più la parola.

Esco per ascoltare il poeta
che dice ‘perché non provare a scrivere di una forchetta?’.

Poi lo fece con un cucchiaio
poi con un coltello.

22 settembre 2012

c'era una volta



pranzo domenicale


il sorriso dimezzato di un parente
si accompagna al gracchiare di altalena
mosche assatanate precipitano e ripartono
fuoco e fumo di carne e sangue
mi riportano a tutto quello che ho dimenticato
incontro con estranei
riunione di famiglia
tutti sempre più vicini alla terra
ognuno schiacciato dal proprio peso
vergato da rigagnoli di appiccicosa angostura
e non c’è nulla che ecceda il significato
solo una danza sotterranea
regolata da lingue biforcute che si dipanano lente
invisibili
governate dall’oscillazione del tempo

e tutto si esaurisce
nell’essere compreso

un giorno dell'anno 2009

rientro


Nello scompartimento affollato
le voci fuori campo si accordano al suono
di una parlata russa dallo sguardo obliquo
La giocatrice di hockey mi dorme accanto
rifugiata e lasciva
respiro alcolico
labbra di fragola
ingaggiata soltanto dal fiacco torpore estivo
Io sembro un giocattolo in discarica
testa cariata
sguardo di plastica
indecisa
se amare o no
Whitman.

19/05/09

autoritratto


Non ho mai calpestato i vermi sull’asfalto lucido dopo il temporale
solo perché mi fa schifo il rumore che fanno sotto la scarpa.
Sono scappata dalle api attorno a mio figlio quand’era piccolo
perché avevo paura che pungessero me (lui lo sa).
Non ho mai preso a bastonate le signore che mi passano avanti al supermercato
solo perché sono una persona educata (e un po’ cogliona).
Ho sottratto un pacchetto di chewingum in un tabacchino a Venezia solo per timidezza: io volevo pagare ma nessuno mi dava retta.
Sono andata a Padova con un’amica, ci siamo sedute in un bar e abbiamo bevuto dalla bottiglia che ci siamo portate da casa (avevamo solo i soldi per il biglietto del treno, faceva freddo e volevamo stare al coperto).
Riesco a dire solo cattiverie con uno sguardo di plastica. Sto lavorando sullo sguardo.
Non ho mai sopportato le pene d’amore, di qualunque natura e provenienza.
Spesso non so cosa dire.
Raramente dico quello che so.
Vorrei essere un uomo, ma se fossi un uomo vorrei essere una donna.
Adoro le fragole (anche con la panna, ma non sempre).
Ho un grande rammarico: non sono mai stata ad un concerto di De Andrè.

un giorno dell'anno 2009
da Testori