inizio di giornata


esco dall’ufficio per prendere un caffè al solito bar. prima di entrare esito un attimo, perché noto appesa al muro l’epigrafe di una donna che conosco di vista. è la figlia di maria, una pittrice ora molto anziana che vive in paese e che ho conosciuto a Venezia molti anni fa. è morta sua figlia. che destino ingrato, penso, sopravvivere ai propri figli. entro al bar e trovo una situazione che sembrava essere presagita da quella mia esitazione nell’entrare. trovo tutti in lacrime. il gestore più anziano del bar, nonché nonno del bimbo di due anni, è stato investito mentre andava in bicicletta con il nipotino da un’auto alla cui guida c’era una donna, che continua a girare per il bar scusandosi per l’accaduto. il bimbo è urlante in braccio allo zio e ha il viso sporco di sangue, la sua giovane mamma urla in lacrime al telefono alla nonna di scendere al bar perché è successo un incidente. lo zio tenta di calmare il piccolo e la sorella. qualche secondo e arriva la nonna, che si porta le mani sulla bocca, inizia a tremare e piange, e urla, e va da una parte all’altra. mi sento di prenderla e di tentare di calmarla. le dico che il bambino piange e si muove, significa che reagisce. nel frattempo il nonno va dietro al banco e sembra diventato muto, con il broncio. la signora che era al volante dell’auto trema tutta e tenta di chiamare la figlia al cellulare, ma la figlia non risponde. le dico di sedersi e le chiedo se desidera un bicchiere d’acqua. mi ringrazia e lo accetta, dicendomi che questa mattina non se la sentiva di andare in macchina, che aveva una giornata nera, e ora non ha più coraggio di guidare. vado al banco, ma la nonna è sempre più disperata e non riesce a muoversi. Entrano due impiegate dell’ufficio vicino al mio. Notano la situazione di disperazione dei gestori del bar, ma chiedono lo stesso se possono avere un caffè. alla fine riesco ad avere un bicchiere d’acqua per l’altra donna che nel frattempo è riuscita a comunicare con la figlia e ora la aspetta seduta in lacrime. il bimbo è stato portato al pronto soccorso dallo zio con la mamma, che era visibilmente sotto shock. la nonna da dietro al banco insiste nel chiedermi se ero entrata per un caffè, a quel punto dico si per darle modo di fare qualcosa, e mi fa un caffè, senza smettere di piangere. si rivolge al marito e gli dice di andare anche lui al pronto soccorso, per farsi controllare dopo la caduta. lui risponde con un gesto di stizza e una bestemmia, dice che non si è fatto nulla e torna nel suo mutismo. 
bevo il caffè, è cattivo, lo pago ed esco.

Nessun commento:

Posta un commento