una brutta firma

io non so come, ma le cose le sento. a volte, le vedo prima. sono arrivata puntuale in ufficio, qualche minuto in anticipo sull'orario di apertura. so che l'Ingegnere è sempre puntuale, non volevo in nessun modo trovarmi ad aprire la porta con lui alle spalle. ho appoggiato borsa e chiavi, ho acceso il pc, ho dato da bere alle piante, specie all'ultima arrivata, che se è vero che continua a fare foglie nuove, è pur vero che molte ne muoiono, e devo toglierle. ho anche provato a parlarle, ma poi mi arrendo e faccio il minimo che si possa fare. comunque, dicevo. dopo aver terminato il giro delle piante, che peraltro sono solo due, mi sono diretta ad aprire una delle finestre per lasciar entrare un po' di sole, non nella mia stanza però, perchè il rumore del traffico mi infastidisce, e infine ho riposto in bagno il piccolo contenitore che uso per innaffiare le piante. mentre mi trovavo in bagno, ho fatto un pensiero, questo: "l'Ingegnere magari mi chiede di usare il bagno, come faccio ad impedirglielo? e se non ho il coraggio di dirgli di no, mi lascia la firma, e io non tollero che lo faccia anche nel mio ufficio!". fatto questo pensiero sono uscita dal bagno, ho chiuso la porta e mi sono diretta alla mia scrivania. dopo pochi minuti qualcuno ha suonato alla porta: ero convinta fosse lui. facendo quei pochi passi dalla mia scrivania alla porta, che ho rallentato grazie a movimenti lenti, ho ripensato alla lezione che quell'uomo aveva ricevuto un giorno da un collaboratore di uno studio che frequentavo spesso, il quale ora non ci lavora più. le segretarie di quello studio si erano lamentate in sua presenza del fatto che l'Ingegnere ogni qualvolta si presentava lì per una pratica, chiedeva di usare il bagno, e nessuna voleva entrare dopo di lui poichè lo lasciava sporco, sulla tavoletta e anche a terra. nessuna di loro però avrebbe mai avuto il coraggio di far notare al professionista che il suo era un comportamento irritante. era un uomo che loro definivano viscido, la cui compagnia, anche per pochi minuti, non era gradita, così si erano rivolte al collaboratore che si era preso la briga di riprendere verbalmente l'Ingegnere in camera caritatis. il mio pensiero a quel punto si è arrestato e ho aperto la porta, ma non c'era l'Ingegnere, bensì un condomino che voleva spiegazioni sul bilancio. Mentre ero alla scrivania con questo signore per dare le spiegazioni richieste, qualcuno ha suonato alla porta. questa volta era lui, l'Ingegnere in carne e ossa. l'ho invitato a sedersi e ad attendere qualche minuto, ma lui prontamente mi ha fatto La domanda: "c'è un bagno, qui?". attimi. sono passati solo pochi attimi dopodichè ho risposto pensando 'o la va o la spacca': "certo, da quella parte, Ingegnere, con le raccomandazioni che le fece a suo tempo il Sig. Orfeo". ecco. la frase l'avevo detta. ho alzato la testa e ho guardato nella sua direzione. lui stava già con la mano sulla maniglia della porta del bagno. ha risposto qualcosa come un "si, si". poi ha spinto la porta ed è entrato. mi sono seduta di nuovo alla scrivania, e ho continuato a  rispondere alle domande del condomino sul bilancio. dopo qualche minuto, l'Ingegnere è uscito dal bagno e si è accomodato al tavolo riunioni, in posizione diametralmente opposta alla mia, da dove poteva vedermi. mi sono sentita osservata. quando il condomino con cui stavo parlando è uscito, ho detto all'Ingegnere: "prego, si accomodi". per tutta risposta mi ha detto: "ho preparato le carte qui". sono andata al tavolo dove si trovava lui, abbiamo sbrigato le pratiche necessarie in pochissimi minuti, dopodichè si è alzato dicendo senza guardarmi: "grazie e arrivederci". finalmente era uscito. ho pensato che me la farà pagare, in qualche modo. ma io ho ancora il mio bagno pulito. vuoi mettere la soddisfazione!

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