ho con me il libro. che è
un libro. l'ho scelto tra altri che stanno nelle librerie piccole
bianche. le librerie bianche da qualche giorno ospitano libri alla
rinfusa. non riesco più a metterli in un ordine che possa essere
sensato, perchè ne ho aggiunte tre e ho fatto degli spostamenti per
esigenze di spazio dalla libreria grande a quella in studio a quelle
in corridoio, così non so più bene dove sono i libri che cerco.
però questo l'ho trovato subito, perchè alcuni autori so sempre
dove sono, e t.b. era lì, dove pensavo che fosse. l'ho scelto perchè
ho terminato la lettura di un altro suo e voglio tornare sulla sua
scrittura. mi sono sistemata sulla poltrona verde con al collo la
coperta blu in ciniglia perchè da quando ho tagliato i capelli corti
sento freddo alla nuca, ma appena seduta, nell'aprire il libro e
iniziarne la lettura, ho pensato che avevo voglia di bere qualcosa di
caldo. mi sono alzata di scatto dalla poltrona verde, ho appoggiato
il libro sul bracciolo destro, mi sono diretta ai fornelli per
prepararmi un tè. ho prelevato un pentolino dallo stipetto della
cucina e l'ho riempito d'acqua fino all'orlo (e mentre la vita
testuale della lettrice in poltrona prende corpo, la segreteria
telefonica dell'ufficio mi avvisa che c'è un messaggio che ascolto,
distraendomi per un paio di minuti dalla scrittura) poi l'ho messo
sul fuoco. ho scelto una bustina di tè nero al mango e vaniglia. la
carta della bustina che ho scelto è gialla, ma nella scatola che
contiene altre bustine di tè, regalo di cristina, ci sono altri
colori che corrispondono ad altri aromi, come frutti di bosco,
arancia, tè verde. sono tornata alla poltrona e mi sono seduta. ho
preso il libro in mano per la seconda volta e ho tergiversato un po'
sulla quarta di copertina, pensando che non era però il caso di
attendere che l'acqua arrivasse al punto di ebollizione per iniziarne
la lettura, così l'ho aperto sulla pagina di inizio. nello stesso
istante in cui ho lanciato un'occhiata all'incipit, ho sentito il
desiderio di scaldarmi un po'. ho riappoggiato il libro sul bracciolo
destro della poltrona verde, mi sono alzata nuovamente e sono andata
in camera a prendere quella che chiamo la 'rotella' ovvero uno
scaldino in metallo a forma di disco piuttosto spesso, che se
caricato a corrente per almeno tre o quattro minuti rimane caldo per
ore. ho messo in carica la 'rotella' sulla presa di corrente a fianco
al televisore e sono tornata a sedermi sulla poltrona verde, ma
l'attimo dopo che mi trovavo seduta ho sentito il sobbollire
dell'acqua nel pentolino, così mi sono alzata per la terza volta
dalla poltrona verde e sono andata a spegnere il fuoco del fornello
acceso per il tè. ho sistemato il filtro di tè nero al mango e
vaniglia all'interno di una tazza bianca e ho versato lentamente
l'acqua bollente al suo interno, dopodichè sono tornata alla
poltrona. la poltrona verde non è molto comoda. più che altro
quando appoggio qualcosa, libri, occhiali, matita, sui braccioli devo
stare attenta ai movimenti che faccio perchè mi cade sempre un
pezzo, essendo i braccioli piuttosto stretti. il libro di t.b. che
voglio iniziare a leggere ha dimensioni ridotte. sono quattro
racconti di cui non ho mai terminato la lettura al tempo in cui
l'avevo iniziata all'incirca un anno fa. mentre sfoglio il libro
senza leggere ancora nulla, alzo la testa e vedo che la spia rossa
della 'rotella' si è spenta, segno che posso toglierla dalla presa
di corrente e inserirla nel suo involucro in tessuto di pile
arancione con cerniera, che serve a non ustionarsi con il metallo
caldo. mi alzo ancora dalla poltrona verde e procedo con le
operazioni dello scaldino. con la rotella sistemata sotto al braccio
mi dirigo alla tazza bianca per togliere il filtro del tè, lo getto
nella spazzatura e poi finalmente mi risiedo in poltrona. non ho
ancora posato la tazza a terra a fianco della poltrona che avverto
ancora una cosa che non mi lascia in pace (fuori dalla vita testuale
della lettrice ora in poltrona suona il telefono e guardo il display:
è un numero che non conosco e non rispondo): vedo che nel togliere
la spina dalla corrente e prelevare la 'rotella' non ho riavvolto il
filo al solito modo, e non l'ho messo sulla cassapanca ma l'ho
lasciato a terra, sopra al tappeto. mi alzo ancora dalla poltrona
verde. vado verso il filo a terra e lo attorciglio in tondo, poi lo
poso sulla cassapanca, così sono sicura di trovarlo, dovesse
servirmi ancora, dovessi protrarre la lettura fino a sera. sento gli
occhi un po' stanchi, perchè ogni operazione l'ho svolta tenendo
leggermente inclinata verso il basso la testa e guardando oltre,
perchè indosso occhiali da lettura che mi fanno vedere offuscato
tutto quanto mi sta attorno, tutto quanto non siano le parole che
leggo. mi risiedo con voglia di riposo sulla poltrona verde. ho tutto.
la tazza di tè nero al mango e vaniglia posata a terra a fianco
della poltrona sul lato sinistro, la coperta in ciniglia blu sul
collo, la 'rotella' trattenuta tra le gambe all'altezza delle
ginocchia, gli occhiali sul naso, il libro di t.b. appoggiato al
bracciolo destro della poltrona. ora: se bevo il tè caldo con
addosso gli occhiali mi si appannano le lenti, perchè soffio sulla
tazza e il vapore sale verso il viso, così decido di toglierli e di
appoggiarli sul bracciolo sinistro della poltrona. prendo la tazza da
terra facendo attenzione a non far cadere gli occhiali dal bracciolo
sinistro e inizio a sorseggiare il tè. tengo lo sguardo fisso a
terra davanti a me, oltre i miei piedi, sui disegni del bukara
pakistano che mi ricordano la stanza dove si trovava questo grande
tappeto nella casa di famiglia, il tavolo lungo in noce scuro dove
studiavo, i mobili attorno, il pianoforte che non ho mai suonato, i
quadri appesi. sento un caldo improvviso partire da dentro al torace,
salire verso il collo e invadermi il viso, un calore che fatico a
sopportare rimanendo ferma. appoggio a terra la tazza di tè dov'era
prima, sul lato sinistro della poltrona verde. le vampate dovute a
menopausa iniziate da qualche mese non mi danno tregua, neanche di
notte, e quando il calore finisce rimango con addosso una sensazione
di freddo e di quasi stordimento. sto assumendo da qualche tempo un
integratore a base di estratti di salvia e griffonia, quella specie
di fagiolo africano che dovrebbe aiutare la mia psiche in questo
procedere del corpo verso la vecchiaia tra un incendio e l'altro.
tolgo la 'rotella' da in mezzo alle gambe e la poso a terra, sposto la coperta in
ciniglia blu dal collo e la appoggio allo schienale della poltrona
verde, ma l'ondata di calore si propaga anche alla schiena così
scaravento con rabbia la coperta sul divano accanto alla poltrona
verde e lancio un calcio alla 'rotella'. del resto, mi dico, l'integratore con estratto di griffonia è un prodotto omeopatico, ci vuole tempo. mi arrotolo le maniche del maglioncino fin sopra ai gomiti.
sudo. sto lì. tra un po' so che avrò freddo e tornerò a mettere la
coperta in ciniglia blu sul collo, mi farò scendere le maniche del
maglione ai polsi e vorrò avere di nuovo tra le gambe lo scaldino. raccolgo con
rassegnazione la tazza da terra e finisco di bere il tè. la
riappoggio a terra, sempre sul lato sinistro della poltrona verde,
indosso gli occhiali e finalmente inizio la lettura di 'Goethe muore':
"La mattina del ventidue Riemer mi raccomandò, nell'imminenza
della mia visita a Goethe fissata per l'una e mezzo, di parlare per un
verso sottovoce, per l'altro tuttavia non troppo sottovoce nel
rivolgermi all'uomo che ormai si diceva semplicemente fosse il più
grande della nazione e nel contempo anche, a tutt'oggi, il più
grande in assoluto fra i tedeschi mai esistiti, certe cose egli
infatti le udirebbe adesso con una chiarezza che addirittura
sgomentava, altre invece...". eccolo qua: il trionfo della
virgola.
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