il buio arriva in aiuto alla forza che svanisce. chi mi sorride è il boia. lo so da me che può non esserci una fine. voglio solo sgomberare il campo, ora. sono il soldatino con la chiave sulla schiena. non ho paura. i miei occhi sono nero di latta. sono già andata via.

il nero si accende nella penombra. sento un bisbigliare fastidioso. tu sei lì, inutile come sempre. 'vado a dormire'. 'vai'.

sarà un groviglio sulla schiena, sullo sterno, in eterno.


dietro le quinte 22

questa notte non riuscivo a dormire. quando non riesco a dormire mi alzo dal letto e cambio stanza. mi sposto a piedi nudi, che anche le ciabatte sono portatrici di un fruscio udibile. i piedi nudi sul pavimento hanno l'unico inconveniente che si raffreddano, ma questa è cosa che riguarda solo me, dunque mi sposto a piedi nudi. mi sposto a piedi nudi e non faccio rumore non per evitare il disturbo al mondo, ma per evitare che il mondo si accorga di me, e mi disturbi. questa notte non riuscivo a dormire e sono uscita in terrazza. con mia grande sorpresa ho visto l'uomo che io credo sia meridionale in piedi nella sua terrazza. indossava una felpa scura e teneva nella mano destra una sigaretta accesa: ne vedevo il lumino quando avvicinava la mano al viso, alla bocca. per i primi minuti sono rimasta sulla soglia in marmo della mia porta finestra a guardare l'uomo che io credo sia meridionale che fumava nella sua terrazza. i miei piedi poggiavano la pianta interamente sul marmo e la sensazione era che ne facessero parte: erano marmo. solo dopo un po' ho iniziato ad avvertire un disagio, una sensazione di bagnato ai piedi. ho continuato a guardare nella direzione della terrazza dell'uomo che io credo sia meridionale per non perdere il momento in cui sarebbe rientrato per sparire ancora, forse per giorni, dalla mia vista, e mi sembrava che anche lui guardasse nella mia direzione. non c'era luce all'interno della stanza da cui era uscito l'uomo che io credo sia meridionale e anch'io avevo lasciato tutto spento. finita la sigaretta è rientrato e ha chiuso la porta a vetri. a quel punto ho guardato i miei piedi. c'era dell'acqua nella mia terrazza. dell'acqua che saliva sui miei piedi fermi sulla soglia in marmo e poi si ritirava sul pavimento. il movimento era quello delle onde del mare sulla riva, quando arrivano oramai minime, leggere, eleganti, applaudite dal cielo. qualche bollicina si formava per qualche attimo sopra alle mie dita ma spariva subito. quell'acqua incurante di me non spostava nulla di me. nessuna parte del mio corpo che questa notte non dormiva. nessun disturbo. nessuna pena.


dietro le quinte 21

la terrazza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale oggi è sconcertata. potrebbe essere solo vuota dell'uomo che io credo sia meridionale; vuota della donna che è apparsa mercoledì 2 settembre indossando una maglietta a manica corta di un rosa acceso dopo mesi che non appariva nessuno; potrebbe apparire solo con la tapparella abbassata sulla porta finestra che costituisce il punto di attraversamento dall'interno all'esterno quindi irrimediabilmente dal privato al pubblico, motivo per cui io dovrei spingermi a scrivere di quanto vedo sopra e sotto e attorno alla terrazza non essendoci anima viva che la abita e non potendo restituirne i movimenti e le azioni; potrebbe avere solo la tenda da sole grigio chiaro arrotolata a soffitto con i lembi alle due estremità del bordo che svolazzano più forte di ieri perchè il vento li fa muovere; potrebbe avere solo la pianta verde dentro alla fioriera visibile sopra al parapetto e il presunto termometro da esterni appeso al muro poco più su dalla parte opposta alla pianta. oggi invece la terrazza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale è sconcertata. il suo sconcerto è positivo, ma pur sempre uno sconcerto. lo sconcerto della terrazza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale fa si che la circostanza, d'ora in poi, debba essere considerata, forse fuori da qui, se questo sarà possibile, se io sarò possibile. dichiaro ufficialmente morto il rapporto di causa – effetto.


dietro le quinte 20

sulla terrazza dell’appartamento dell’uomo che io credo sia meridionale questa mattina non c’è nessuno. la tapparella è alzata, metà anta della porta finestra è aperta verso l’interno della stanza, l’altra metà è chiusa. la tenda esterna da sole grigio chiaro è arrotolata a soffitto. a prima vista è tutto immobile. a ben vedere però, le due estremità del bordo della tenda arrotolata a soffitto si spostano dolcemente verso l’esterno o verso l’interno della terrazza seguendo la direzione della brezza. sposto lo sguardo per un momento sui due pini che fanno da quinta alla terrazza dell’appartamento dell’uomo che io credo sia meridionale. strizzo gli occhi per vedere cosa trovo, e trovo per primi i colori: almeno tre differenti gradazioni di verde, due marroni, tocchi di giallo e lampi di bianco qua e là. poi vedo a tratti un disegno pulito negli aghi dei rami che più si sporgono nella mia direzione. infine la struttura portante del tronco con i suoi rami, un sistema di linee come caratteri di una scrittura cinese. ma dietro, dietro il mondo rimane quello di prima, o almeno dovrebbe essere così. invece sulla terrazza dell’appartamento dell’uomo che io credo sia meridionale è avvenuto un cambiamento. la tapparella è del tutto abbassata, e non ho visto se la porta finestra sia stata chiusa, e da chi.


dietro le quinte 19

oggi è sabato. ogni sabato, qualcuno all'interno dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale pulisce il bagno. nel pomeriggio dopo le 15,30 la piccola finestra a destra della terrazza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale rimane per circa un'ora con la tapparella completamente alzata. non vi sono riflessi all'esterno perchè il vetro della finestra rimane aperto verso l'interno. visto da qui, il foro della piccola finestra appare come un rettangolo nero su fondo bianco contornato da un bordo marrone chiaro. sul davanzale della finestra accanto alla terrazza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale, il sabato pomeriggio dopo le 15,30 vengono posati quasi sempre tre contenitori: un piccolo secchio con coperchio di un colore chiaro, un porta scopino per bagno tutto cromato da cui fuoriesce il manico dello scopino e un altro oggetto di colore chiaro simile a un bicchiere grande. accanto a questi tre oggetti sul davanzale della finestra va e viene una bottiglia bianca che probabilmente contiene del detersivo. la mano di qualcuno all'interno dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale, il sabato pomeriggio dopo le 15,30 toglie e mette più volte la bottiglia bianca sul davanzale della finestra. dopo circa un'ora i tre contenitori vengono ritirati dal davanzale, sparisce la bottiglia bianca, la finestra viene chiusa e la tapparella abbassata. qualche volta nelle mattine dello scorso inverno ho visto la luce accesa dentro a quella finestra aperta. in quelle mattine ho visto l'uomo che io credo sia meridionale sostare per una decina di minuti in piedi di profilo, con addosso solo una canottiera bianca. probabilmente stava di fronte allo specchio sopra al lavandino.


dietro le quinte 18

alle 6,41 del mattino il sole non si è ancora posizionato sopra al tetto del condominio bianco dove si trova la terrazza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale. a quell'ora, da qui, l'occhio vede come stanno le cose. non c'è inganno. il bianco, l'immenso bianco newtoniano - bianco il marmo nei cimiteri, bianco il pallore dei morti - racconta i muri in alto e in basso, tra gli interstizi, nei gocciolatoi, sulle pareti aggettanti, sugli stipiti delle porte. butta acqua e si fa grigio, marcisce e si fa nero. torna grigio nella tapparella abbassata, che da qui è un grigio-nero a intermittenza orizzontale, un grigio-plastica che ammicca al grigio-tessuto profilato di bianco della tenda da sole arrotolata a soffitto – il mio soffitto, il tuo pavimento. bianco il vuoto che dovevo riempire con il bianco-vuoto e sto ancora aspettando. alle 6,56 il sole è sopra al tetto. disturba la vista. l'uomo che io credo sia meridionale, nemmeno oggi s'è visto.


dietro le quinte 17

La terrazza dell’appartamento dell’uomo che io credo sia meridionale al mattino non è esposta al sole. In questo momento una delle due ante della porta a vetri è aperta verso l’interno della stanza. Da qui non distinguo cosa vi sia oltre il vetro. Se strizzo un po’ gli occhi riesco a mettere a fuoco le due metà della porta a vetri, quella aperta e quella chiusa, una in ombra e l’altra un po’ più in luce, entrambe parzialmente coperte dalla tenda bianca. Sul muro in facciata interno alla terrazza c’è un oggetto appeso che non avevo notato nei giorni scorsi, ma non riesco a capire cosa sia. E’ appeso sulla sinistra, poco sopra il parapetto, e visto da qui appare come una striscia scura verticale sul muro bianco. Potrebbe misurare tra i venti e i trenta centimetri di lunghezza, per una larghezza di quattro o cinque centimetri. Potrebbe essere un termometro da esterni. Da qui non distinguo se si tratti di un oggetto in legno o in altro materiale. Vedo solo che l’estremità superiore appare leggermente più scura. Oggi non compare nessuno nella terrazza dell’appartamento dell’uomo che io credo sia meridionale. Dai rami di pino che fanno da quinta tra me e la terrazza, continua lo stillicidio dopo la pioggia notturna.


dietro le quinte 16 - dopo il punto

nella terrazza dell'uomo che io credo sia meridionale questa mattina è apparsa una donna. erano mesi che non si vedeva anima viva in quella terrazza. e non vi si era mai affacciata una donna. fino a qualche mese fa, la terrazza dell'uomo che io credo sia meridionale ospitava solo lui, al mattino presto. lui che fumava una sigaretta e poi rientrava. a volte usciva di nuovo dopo mezz'ora e fumava un'altra sigaretta, poi rientrava e non compariva più. la terrazza è sempre stata vuota. ora si intravede una fioriera sospesa, appesa al parapetto laterale, con una pianta verde al suo interno. la porta a vetri, che separa la stanza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale dalla terrazza, non ha mai avuto una tenda. ora una tenda bianca copre parzialmente il vetro e la cornice della porta finestra. la donna che ho visto questa mattina nella terrazza dell'uomo che io credo sia meridionale era intenta a potare le foglie della piccola pianta verde con una forbice che teneva nella mano destra. la donna che ho visto indossava una maglietta con manica corta di un rosa acceso, e aveva i capelli raccolti sulla nuca. la donna che ho visto è molto grassa, ha capelli scuri e messa di profilo ha il seno cadente. la donna che ho visto è rimasta nella terrazza dell'uomo che io credo sia meridionale per il tempo che io ho impiegato ad asciugarmi i capelli dopo la doccia, circa 12 minuti. la donna che ho visto faceva continui passetti in avvicinamento alla pianta e in allontanamento dalla pianta, come per vedere l'effetto che faceva il taglio di una foglia qua, e il taglio di una foglia là. poi si è toccata la testa per un momento, come per grattarsi, ed è rientrata nella stanza dell'appartamento dell'uomo che io credo sia meridionale.