dietro le quinte 2

8,15. martedì mattina. non c'è nessuno sulla terrazza bianca. l'uomo che io credo sia meridionale forse ha già fumato. la porta a vetri senza tenda è chiusa e la stanza al suo interno è buia. ma no.. si apre, eccolo! anche oggi, giacca celeste scuro, probabilmente un pile. il braccio sinistro lo tiene lungo il corpo con la mano in tasca, la sigaretta la regge con la mano destra, sempre alla bocca. non lo vedo mai accendere la sigaretta, forse la accende quando ancora è all'interno della stanza. è fermo e guarda nella mia direzione. se io vedo lui, probabilmente lui vede me. ma se rimango con la schiena rilassata a scrivere, la linea dei suoi occhi è nascosta da un piccolo ramo di pino, dei due che fanno da quinta, che sporge, così io vedo la sua figura, e preferisco pensare che lui non possa vedere me. lo guardo attraverso un triangolo di vetro creato dalle due tende che scendono dritte sulla finestra, ma una delle due, quella di sinistra, la scosto un po' e la fermo all'estremità del calorifero in basso. sono tende giallo scuro con disegni stilizzati rosso scuro. su quella di sinistra coccodrilli nella parte centrale con ai lati una larga cornice a rombi per tutta la lunghezza. su quella di destra serpentelli attorcigliati in file alternate a rettili di uguali dimensioni simili al geco, mentre la cornice è una fascia con una doppia linea spezzata che si snoda in lunghezza. la tenda di destra è di un giallo appena più chiaro rispetto alla tenda di sinistra, ma sempre coprente. un acquisto fatto per caso, a Roma, in un negozio messicano di articoli per la casa ma anche capi di abbigliamento, in una zona della città in cui non saprei tornare, poiché non ricordo alcun riferimento. non si può guardare attraverso queste tende, ma quando fuori c'è il sole, la stanza all'interno è avvolta da una nuvola gialla, caldissima, attraente, giocosa, protettiva, che mi dà pace. una luce che ti porti addosso anche quando esci, e che avverti ancora prima di entrare. una luce che rimbalza alle pareti, anch'esse giallo scuro da soffitto fino a un metro da terra, dove inizia una fascia grigio scuro che arriva a pavimento. sono colori che ho voluto riprodurre dopo averli visti a Milano, mentre salivo le scale di un condominio con cortile interno, ex case di ringhiera in via bramante, dove abitava un'amica che ora si è trasferita. stava al quarto piano, senza ascensore, e ogni volta che salivo le scale guardavo queste pareti dipinte in giallo e grigio, e le piante grasse sui gradini. voci, rumori. e musica. sempre musica di tutti i generi. ad ogni piano un genere diverso, che si mescolavano nell'aria comune del cortile. mi piaceva molto andare lì.
la terrazza bianca è di nuovo vuota, l'uomo che io credo sia meridionale è rientrato, la strada è bagnata.

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