frammenti di 2010


stazione di C. attesa. signora che si sistema la giacca. culo gigante.
un ragazzo passeggia in modo automatico, pantaloni penzolanti, mutande in evidenza, cellulare sempre all’orecchio.
signorotti entrano ed escono nei loro giacconi di montone marrone vecchi di vent’anni, tornati di moda.
tengo il volume alto ma tra un brano e l’altro avverto pezzi di discorsi delle tre donne sedute vicine, in fila. alzo ancora.  
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sciopero dei treni. raggiungo la mia meta in macchina. vado diretta all’ I. G. per la mostra di fotografia.. Conosco Z. K., ebrea di Zagabria, che dirige la galleria ed è curatrice della mostra. donna altera, viso bianco come cerone, bocca dipinta di rosso, occhi nerissimi, truccati. veste un cappotto nero lungo fino ai piedi, con una sciarpa di seta rossa. i capelli sono corti e scuri, pettinati all’indietro con il gel e raccolti da due forcine sulla nuca. il volto parla di vita vissuta. c’è altra gente quando entro [...]Z. ride forte [...] dice che ho un volto giorgionesco [...] dico: si, lo so, sono un miscuglio di cose… lei adesso sorride.
la sera a cena bevo un po’ troppo, mi addormento velocemente ma riapro gli occhi verso le quattro e trenta. ancora insonnia.
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usare la parola come seme di una matrioska
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pensieri rumorosi, tanto rumorosi che per due o tre volte un ragazzino seduto in treno si volta e mi guarda senza dirmi nulla, senza che io dica nulla
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è notte. sono di nuovo sul letto e non dormo. ho finito halachah e aggadah. girandole di pensieri. spengo la luce. mi sveglio verso le tre e so che non dormirò più. venerdì mattina faticoso. forse il sette aprile non ci sarà lezione [...]già mi prende l’astinenza
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per esempio le parole del corpo
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grazie per la tua 'presenza'
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i giorni che passano da un mercoledì all’altro hanno ognuno un peso differente [...] poi mi metto lì, accendo la piccola luce sul tavolo, chiudo la porta, e lì funziona, funziona tutto, è un piacere capire, è un piacere non capire.
mi accontento di non sapere
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ieri la temperatura era mite. sono stata all’atelier di F. C. a vedere la mostra in corso di lavori suoi e una tela di L.
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l’attimo prima mi ha avvicinato P. quell’inglese della libreria di edizioni rare che avevo conosciuto il primo giorno
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radice di frammento, parte di scarpa, coprifuoco
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partire per sentire la voglia di tornare. tornare per sentire la necessità di partire
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scrivevo XXIX ma leggevo XIXX: come risposta, esiste anche la destra
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ha fatto del suo ‘urlo’ di dolore una spinta alla vita
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esco in terrazzo con una birra e le sigarette. mi assale una malinconia che cerco di soffiare fuori da me. la luna è rossa, gigantesca e bassa all’orizzonte. la notte è tranquilla
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il canto dei salmi è ripetizione, nel tempo, di toni e sottolineature della voce che si adagiano dolcemente sulle parole, sollevandole e riponendole al loro posto. ne riconosco qualcuna
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epitaffio del 2009: ‘tutto si esaurisce nell’essere compreso’
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irrimediabilmente ingenua, e presuntuosa
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sprofondo definitivamente. rientro a casa ammaccata, triste. 15.400 parole

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