i moduli quadrati bianchi
si ripetono all'infinito sopra alla mia testa. la presa di corrente è
attiva e collegata all'apparecchio che produce ultrasuoni, collegato
a sua volta alla bacinella rossa che contiene acqua, che contiene i
miei piedi. le unghie delle dita dei miei piedi sono dipinte con
smalto rosso. indosso pantaloni verdi. la penna che uso scrive con
inchiostro blu. quando termineranno i dieci minuti previsti per la
terapia, potrò asciugare i miei piedi con la carta che il tecnico mi
ha gentilmente fornito. la carta, bianca, è stata strappata dal
rotolo che è agganciato al lettino, dove si stendono le persone che
hanno bisogno di cure, come me. i miei zoccoli sono in finto nabuk
marrone scuro, con una zeppa in finto sughero, piuttosto spessa. io,
fingo di stare bene. la borsa che porto oggi è marrone. dicono che
non sia più di moda abbinare la borsa alle scarpe. in ogni modo il
topo (ho sbagliato, ho scritto topo) il top dicevo è striato, bianco
e nero con anche un po' di rosso, tipo le macchie allungate che madre
natura ha donato al mantello delle zebbre (ho sbagliato di nuovo, ho
scritto zebbre con due b). il cicalino suona. tolgo gli occhiali,
chiudo il moleskine, metto tutto in borsa, anche la penna blu, mi
asciugo i piedi. me ne vado.
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