t e r a p i a i n d i e c i m i n u t i - 2

oggi sono arrivata un po' in ritardo. ho chiamato per avvisare che avrei posticipato l'orario di dieci minuti e così è stato. quando sono entrata lo sguardo del tecnico che mi segue era severo. ha fatto il gesto di guardare l'orologio davanti a me. mi sono scusata, ma mi ha infastidito. ero al lavoro, mica a fare shopping. mi ha chiesto se ho un negozio. ho risposto che ho un ufficio e che quando si ha a che fare con il pubblico non sempre si può prevedere i tempi. tutto, qui al centro terapie, è fatto in serie e si svolge secondo tempi stabiliti: tot minuti a paziente e via. mentre ero stesa sul lettino a fare la prima delle due terapie, la laser, ho sentito che diceva a qualcuno al di là della parete: ho avuto un ritardo di una paziente oggi e ora mi trovo tutto sballato con i tempi. sballato è il sistema, dico io. non siamo robot. ma il centro deve fare soldi. ogni giorno, fiumi di persone porgono piedi, gambe, tronco, braccia, mani, testa, collo. tutto va messo al setaccio e ricomposto. non so come uscirò da questo ciclo di terapie. nutro qualche perplessità. spero davvero di sbagliarmi. oggi sono tornata sulla gabbia dove ho fatto gli ultrasuoni la prima volta. l'acqua oggi è fresca. non mi sto ustionando come l'altro ieri che sono uscita con un calzino rosa attorno alla caviglia. era il segno della pelle che dalla caviglia in su era fuori dall'acqua, dalla caviglia in giù, piede compreso, era dentro all'acqua bollente e davvero erano aghi dappertutto. le gabbie sono gabbie in alluminio. tutte uguali. misureranno tre metri per due e sono chiuse da porte scorrevoli.


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