t e r a p i a i n d i e c i m i n u t i - 3

oggi piove un po'. ho terminato la laser da qualche minuto. mi trovo nella gabbia a fianco per gli ultrasuoni con i piedi già in ammollo. dove ero io pochi minuti fa ora è entrata una signora che sento parlare con il tecnico del suo dolore alla spalla. ora sono iniziati i suoi dieci minuti e il tecnico è uscito. le gabbie hanno pareti che non arrivano al soffitto, così rimane aperta l'area superiore e si sentono i discorsi di tutti. c'è un tecnico che parla da quando sono entrata. non lo vedo. non so che faccia abbia parla con una paziente. le racconta di tanti suoi amici che lasciano l'italia per lavorare all'estero. sono ragazzi laureati che in altri paesi svolgono per qualche tempo qualsiasi tipo di lavoro, e riferiscono di non aver pensieri, di stare molto bene e di guadagnare meglio che in italia, motivo per cui non sono intenzionati a tornare. anch'io ho avuto per un po' di anni il mito del lavoro all'estero. tuttavia non so se sarei realizzata a passare otto ore a raccogliere verdura nei campi. odio la campagna. odio gli insetti e tutto il brulicare che non vedo ma so che c'è. lì sotto c'è. sarà anche redditizio, ma non fa per me. giuro. guardo i miei piedi in acqua. lo smalto rosso tiene ancora bene. spero duri fino alla fine delle terapie perchè non sono brava nell'applicazione, e andare dall'estetista è fuori discussione: mi annoia. del resto, è un fatto: ci metto un sacco di tempo e combino disastri, dipingo sempre anche la pelle oltre alle unghie, e spesso il ritocco è peggio dell'errore. devo ancora fare cinque sedute. in pratica tutta la prossima settimana. oggi stop.


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