t e r a p i a i n d i e c i m i n u t i - 4

oggi è cambiata la persona che mi segue nelle terapie. è un altro ragazzo. giampaolo è via, mi ha detto, ti seguo io. mi sembrano uguali. giovani. barbetta. più o meno gli stessi colori in viso, variazioni del castano chiaro. solo giampaolo mi pare abbia occhi chiari, mentre questo (non ricordo il suo nome anche se si è presentato stringendomi la mano) ha occhi scuri. è cambiata anche la gabbia. di fronte al corridoio dal quale arrivo. il tecnico di oggi mi dice che rimaniamo nella stessa postazione (io la chiamo gabbia) a fare tanto la laser quanto gli ultrasuoni. la bacinella oggi è verde acido. il lettino ha il cuscino per i piedi rosso scuro. anche sotto alla testa oggi ho un cuscino. di solito sono senza. l'acqua non è calda. direi quasi fredda. il tecnico è appena entrato a vedere il tempo. mancano cinque minuti. non mi aspettavo che rientrasse durante i dieci minuti di ultrasuoni. giampaolo non lo fa mai. ho avuto quasi vergogna che mi abbia vista mentre scrivevo sul moleskine. il giorno che ho iniziato le terapie giampaolo mi ha chiesto se nell'attesa volevo leggere una rivista. ho detto di si. poi, vista la rivista, che non aveva nulla da invidiare alle riviste che si trovano dalla parrucchiera, ovvero gossip e simili, ho deciso che avrei impiegato i giorni seguenti a scrivere. quando facevo i massaggi al collo dall'arabo israeliano nella sala d'attesa c'era unicamente la rivista 'Internazionale'. quella la sfogliavo volentieri. queste no. oggi impiegherò un po' di più a rivestirmi perchè ho scarpe e non ciabatte. ho fatto solo cinque sedute. questa è la sesta. eppure mi rendo conto che ho già sedimentato delle piccole abitudini. l'abitudine ai gesti. giampaolo non parla, e per il tempo necessario alla terapia non entra mai a controllare. attende fuori dalla gabbia che trascorrano i dieci minuti e quando la macchina emette un suono, tipo un piccolo allarme, per lui è il segnale ed entra. cambia il piede e mi lascia sola per altri dieci minuti. poi entra di nuovo e mi fa trasferire in un'altra gabbia per gli ultrasuoni. mi fa sedere sulla sedia. mi porta la bacinella con l'acqua, aspetta che io immerga i piedi e inserisce il dispositivo che va collegato alla macchina. accende la macchina, imposta il timer e se ne va per altri dieci minuti. prima di uscire però, mi prepara sul lettino un bel po' di carta per asciugare i piedi, cosicchè non devo aspettarlo una volta terminati i dieci minuti. con il senno di poi, devo dire che penso di lui che sia un po' sadico. quell'acqua bollente non era una svista. ne sono quasi sicura. il motivo non lo conosco. comunque lui non sa che io sono stoica, nel dolore. il tecnico nuovo è invece entrato nella gabbia ogni tre quattro minuti a controllare il tempo, dicendolo a voce alta. racconta a voce alta ogni cosa che fa. ti rende partecipe. e non ha preparato prima la carta. così quando è terminato il tempo l'ho aspettato, e mentre lui sistemava la macchina io mi asciugavo i piedi in sua presenza. piccole differenze. piccoli gesti che cambiano. ma in così poco tempo ho maturato delle aspettative sulle modalità di svolgimento. e quindi? niente.


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